Ecco gli Still Corners, nuovo astro nascente della Sub Pop, i quali incantano l’ascoltatore a colpi di un dream pop che si disperde placidamente nei territori inesplorati del dark-wave più torbido. Un po’ come i compagni di merende Thus: Owls e i Bat for Lashes, questo gruppo londinese female fronted non può che far drizzare le orecchie ai palati più fini.

Il gruppo nasce dalla voce di Tessa Murray e il genio del cantautore Greg Hughes, profondamente influenzato dalle opere di Ennio Morricone e il mondo delle colonne sonore. Gli Still Corners sono figli di una ondata di pop onirico già  iniziata dal duo canadese dei Memoryhouse e dall’indie pop degli XX, creando una atmosfera che spazia dal thriller allo sci-fi. Il dream pop resuscitato dagli anni 80 si colora di tinte scure, segnando il debutto di soli trentadue minuti della band con l’album “Creature of an Hour”.

Prevalgono momenti dark, dal retrogusto gotico come nel singolo “Cuckoo” o nella ipnotica “Circulars”, in cui synth ed echi diventano protagonisti indiscussi. Il gioco di suoni, richiami e voci è presente in brani cupi come “I Wrote in Blood” e l’ottima “The Twilight Hour”, una canzone solenne a metà  tra le musiche di Twin Peaks ed un coro domenicale (con un vago ricordo dei Cat Eyes). Si torna al dreamy più placido e spaziale con “Into the Threes” e “The White Season”, in cui chitarra e organetti aggiungono una sfumatura delicata quasi impensabile in un album dalle tinte forti e oscure, come dimostrano i cori ipnotici di “Velveteen” ed “Endless Summer”. Spesso la voce gioca con batteria, tastiere e chitarra, alimentando l’atmosfera onirica che viene più di una volta ribadita dalla voce della Murray: “Stuck in a time machine/ That was just a dream/ Just fall down”.

Un album denso, evocativo e a tratti disturbante, in grado di toccare profondamente l’ascoltatore senza mai ferirlo, giocando con ritmi vivaci ed atmosfere notturne. Un sogno in musica in cui lasciarsi cullare senza pensarci due volte.

Credit Foto: Chona Kasinger