Schiacci il tasto play e parte un groviglio di suoni fuori tempo massimo ““ uno spaventoso crossover di chitarre ad accordatura ribassata e tamarrissima elettronica da squatter come se dopo gli Atari Teenage Riot solo il diluvio universale, roba che già  nel 1999 era vecchia, figuriamoci dodici anni e tanta tecnologia dopo ““ partono le risate, partono gli applausi di scherno, partono le pernacchie. Finchè non schiacci il tasto stop perchè non resisti più e senti il disperato bisogno di impiegare meglio il tuo tempo, perchè effettivamente ascoltare musica così raffazzonata è davvero una perdita di tempo. Dopo aver provato ad affrontare “The Path of Totality”, il nuovo album dei Korn (oddio, chiamarlo album è parecchio difficile. Chiamiamolo con il suo vero nome: fetecchia che esce per la Roadrunner, etichetta ormai diventata una sorta di ospizio per gruppi metal che un tempo avevano molto successo ed ora no) ti viene da pensare parecchio, e non sono necessariamente pensieri belli.

Dico, a cosa serve chiamare addirittura Skrillex (segnarsi questo nome perchè tra qualche mese l’America sarà  ai suoi piedi, basta vederlo in faccia e si capisce che ce la farà . Sembra un morphing tra i due tipi di “Fusi di testa” virato emo, praticamente un babbeo pieno di tatuaggi e piercing) se ciò che ne esce è un pastone del genere? A chi giova tutto ciò? Ai Pitchshifter che avevano già  fatto un album del genere dodici anni fa e non se li è fumati nessuno? A Marilyn Manson che è stato davvero pericoloso per parecchio tempo perchè metteva la gente di fronte ai propri incubi/alle proprie fobie (parola del mio ex parrucchiere, mica mia)? Utilizzando il nome di Skrillex i Korn sperano forse di dare alla loro musica quella fittizia patina di modernità  che permetta loro di vendere dischi e pagarsi un soggiorno in una lussuosa clinica dove possano finalmente porre rimedio ai danni causati dai troppi abusi giovanili? Dubstep poi? Dov’è la svolta dubstep di cui si parlava tanto da mesi? Dove si è nascosta? Non la sento proprio. Ma i Korn credono sul serio in questa musica oppure stanno disperatamente cercando di rincorrere il successo che ottenevano ai bei tempi che furono, senza nemmeno sapere che con cose del genere non vai tanto lontano (ma almeno regali momenti di buonumore all’ascoltatore, momenti che durano lo spazio di un attimo)? O magari hanno finalmente realizzato che non hanno più un senso dal momento esatto in cui hanno dato alle stampe “Follow The Leader” (stiamo parlando del 1998, mica di ieri o l’altroieri) e come minimo gli ultimi tre album sono stati un’imbarazzante pantomima ed allora stanno andando avanti solo per rispettare il contratto con la loro casa discografica? Perchè nelle interviste sparano frasi a caso in cui parlano di abbattimento dei confini tra pubblico dance e pubblico metal? Perchè una copertina così inenarrabilmente brutta? Perchè Jonathan Davis spreca così la sua bella voce? Non potrebbe fare altro? Ci hanno forse visto giusto il batterista David Silveria ed il chitarrista Head, fuggiti di corsa dalla band rispettivamente per intraprendere una carriera da modello ed una carriera da cristiano rinato? Non ci si capisce nulla, se non che certi gruppi fanno quasi pena per quanto si ostinano ad andare avanti in barba alle evidenze, in barba ai fallimenti personali e musicali.

è davvero impossibile salvare qualcosa di questo “The Path of Totality”. Ci ho provato ma non ce l’ho fatta, e mi dispiace davvero. Non c’è nulla per cui valga la pena di ascoltarlo. La bella musica è altra.

Credit Photo: Dean Karr