La storia di Trevor Powers è affascinante e inquietante, terribilmente moderna, a sentire cosa ne racconta “Pitchfork”, ed io non ho tempo nè voglia di andare a scoprire che magari è tutta una messinscena. Questo 23enne di Boise (Idaho) soffriva di attacchi di panico, stati ansiosi che lo hanno costretto a rinchiudersi nella propria stanza per lunghi giorni.

Da quella stanza è uscito dopo circa un anno Youth Lagoon, un moniker che ha dato alle stampe questo “The Year Of Hibernation” e che subito è balzato agli onori della stampa specializzata USA, tanto da spingere etichette come Fat Possum e Lefse a volerlo distribuire ovunque. A quanto pare anche Trevor sta meglio, se è vero che si imbarcherà  a breve in un tour europeo. L’album è effettivamente bello, un “concept” sul senso di ibernazione che la paura degli altri provoca e sulle difficoltà  dell’età  adulta ma pure un ottimo condensato di musica contemporanea, figlio tanto di quel pop da cameretta (come potrebbe essere altrimenti?) oggi così in voga (Antlers, Perfume Genius su tutti), quanto di un altro splendido “imperfetto” quale Daniel Johnston. Ci sono cose in questo disco che tutti più o meno abbiamo vissuto: i consigli sbagliati dei genitori, la caduta degli idoli di cartoncino alle nostre pareti, gli amori finiti in estate e poi la paura, di venire feriti, di non farcela a corrispondere le aspettative, la paura che non fa dormire ma neppure vivere.

Youth Lagoon ci parla di tutto questo e lo fa creando una propria cifra stilistica che appassiona, con sincerità  ma pure una bella dose di stile, perchè tutti abbiamo una storia da raccontare ma il difficile è saperlo fare.