è con leggero ritardo che vi parlo di “Replica”, anche perchè parlarne non è cosa semplice. Artista fuori dagli schemi e da qualsiasi tipo di etichetta, Daniel Lopatin è forse vittima di un paradosso, quello per il quale se te ne stai alla larga dall’ ‘hype’ poi ne diventi un simbolo. Non necessariamente, ma eventualmente. Controverso, certo, ma non per quelli di Pitchfork. E se il gioco regge è giusto che Oneohtrix Point Never non cambi direzione, preservando ogni luogo come possibile da esplorare.

E c’è un ponte invisibile che lega questo “Replica” alle suggestioni kraut di Klaus Shulze. C’è quel grigio retrò delle visioni spaziali dei Tangerine Dream. Ma soprattutto il dinamismo sofisticato dei Cluster. Al centro, tappa obbligata, i Global Communication. L’iniziale “Andro” è la risposta a quanto possano essere efficaci le fascinazioni cinematografiche. Cuffie alle orecchie, occhi serrati e ci puoi vedere un Blade Runner parte seconda a tuo piacimento. Quindi il romanticismo alla Vangelis. Nel finale, a sorpresa, le ritmiche tribali disegnano pratiche di cannibalismo. Il nostalgico giro di piano della “title track” è un gioco di ricordi. Una rievocazione. Ma è il successo di una scommessa, quella dell’analogico, a fare di “Replica” un disco senza tempo. E sono i campionamenti più disparati mandati in loop, le derive ambient (“Submersible” e “Remember” su tutte) e glitch, a dare a “Replica” una particolare coscienza intellettuale e a farne un non luogo dominato dalle allucinazioni.

Oneohtrix Point Never è stato etichettato come hypnagogic, è vero, ma scordatevi di trovare tracce di Washed Out o Neon Indian. Di più, ci sono echi Matmos (“Nassau”, “Up”) ed il gelido eclettismo dei Boards Of Canada (“Sleep Dealer”, “Power Of Persuasion”). I punti di riferimento sono molti, mai però invadenti. Ed è così che ce lo ricordavamo, perchè Daniel Lopatin ha smesso di essere una sorpresa da tempo, ormai, e se è vero che il coraggio non gli manca non dovremmo più stupirci se un giorno riuscirà , con un più vigoroso colpo di classe, ad inanellare il disco che farà  definitivamente di Oneohtrix Point Never una meta desiderata per tutta l’elettronica a venire.

Credit Foto: David Brandon Geeting