L’opera di Tim Hecker è in fieri. Se “Ravedeath, 1972”, pubblicato nel marzo di un anno fa, è considerato il vero e proprio full-length, “Dropped Pianos”, rilasciato lo scorso novembre sempre su Kranky, non va ritenuto un mero EP, perchè la sessione di registrazione dei brani di entrambi i dischi, tenutasi il 21 luglio 2010 all’interno della Frà­kirkjan Church di Reykjavà­k, isolata chiesa islandese in cui i Sigur Rós hanno generato le parti più cupe del loro Von (1997), è stata la stessa. Tuttavia, le analogie non finiscono qui. Il titolo “Dropped Pianos” non è casuale, infatti, è tratto direttamente da “The Piano Drop”, prima traccia di Ravedeath, 1972. Inoltre, la copertina per entrambi i dischi presenta la medesima incorniciata immagine in bianco e nero, laddove sono i colori di tale contorno ad aver assunto tonalità  chiare per “Ravedeath, 1972” ed oscure per “Dropped Pianos”, a rimarcare per l’ennesima volta la sola e piccola differenza che li separa: l’atmosfera che emerge dal loro ascolto.

“Ravedeath, 1972” è stato vibrante, organico, caratterizzato dai suoni dei sintetizzatori accompagnati dall’organo a canne locale e dalla sua (piacevole) pesantezza, a tratti devastante. “Dropped Pianos” l’esatto opposto: leggero, intimo, sognante e, dunque, più che mai glaciale. Non si tratta solo dell’altra faccia della medaglia. I nove sketch costituiscono quelli che potrebbero considerarsi gli esercizi preparatori di quanto cronologicamente è stato pubblicato mesi prima, seppur in presa diretta e poi manipolati in studio. I nove brani rivelano solide basi espressive rintracciabili, tra echi e riverberi, in un imperturbabile e quasi solenne minimalismo, privato di un successivo processo di digitalizzazione.

Nonostante il suo lato volutamente grezzo, la consueta maestria dell’artista canadese si manifesta nel percorso tracciato nell’arco di mezz’ora, a testimonianza della sua frammentata essenzialità , basandosi su evanescenti melodie intersecate a flussi eterei. “Dropped Pianos” presenta una sua equilibrata coerenza tra momenti riflessivi (come in “Sketch 4”) e rumorosi (ad esempio, in “Sketch 9”). Questi non sono nè incompiuti, nè incompleti, perchè legati tra loro e tutti accomunati dalla presenza dei ripetuti, centellinati ed espansi elementi pianistici, talvolta nascosti nel precedente lavoro, che, invece, dominano la scena, per un’inversione completa di tonalità . Da ciò si evince la complessità  di un disco per nulla in tono minore, ennesima convincente prova di Tim Hecker, le cui idee restano in continua espansione. Tra sacro e profano.

Dropped Pianos
[ Kranky – 2011 ]
Similar Artist: Aphex Twin, Biosphere, Boards Of Canada, Bvdub, Murcof
Rating:
1. Sketch 1
2. Sketch 2
3. Sketch 3
4. Sketch 4
5. Sketch 5
6. Sketch 6
7. Sketch 7
8. Sketch 8
9. Sketch 9

Ascolta “Dropped Pianos”