Chi l’avrebbe mai detto che sotto la corazza di abile e arruolato guerriero noise indossata da Lee Ranaldo con i Sonic Youth battesse un così insospettabile cuore pop? Non di solo Thurston Moore era evidentemente fatta l’anima meno “sperimentale” della Gioventù Sonica, al momento impegnata in una pausa che ha tutti i contorni dello scioglimento più o meno mascherato (non ufficiale per ora, e forse mai lo diventerà ).

“Between The Times And The Tides” è un disco fresco, che sembra scritto da un ventenne anche se le primavere sulle spalle sono molte di più. Le canzoni possono andare in mille direzioni diverse, ha dichiarato Lee che qui decide di esplorarne più d’una con l’aiuto (tra gli altri) dell’amico Steve Shelley, di Jim O’ Rourke e Nels Cline dei Wilco. Si parte con una “Waiting On A Dream” dal drumming incalzante, che trasuda psichedelia come la conclusiva “Tomorrow Never Comes”, a cui si alternano pop song perfette come “Angles”, il singolo “Off The Wall”, “Lost (Plane T Nice)” e “Shouts”, disarmanti nella loro astuta semplicità  che non può non ricordare gli R.E.M nel loro periodo migliore. “Xtina As I Knew Her” invece fonde lyrics inquietanti (We’ll step right up / To the house of pain / Step right up on the porch / You’ve bet on the wrong horse) a una chitarra che ha tutti i toni e i colori del blues, mentre in “Hammer Blows” (My kingdom’s dirty and my hands unclean / Illusions come through no remorse) e “Stranded” Mr. Ranaldo si scopre artista folk pacato, romantico e un po’ pazzo ma non certo meno coinvolgente, in puro stile Damien Jurado. Ma le sorprese non sono finite: “Fire Island (Phases)” gira attorno a un assolo prolungato à  la Jack White che ricorda una volta di più quali e quante siano le mille risorse di questo adolescente ormai maturato, senza perdere un grammo della sua proverbiale voglia di mettersi in gioco.

E’ stato lui il primo a stupirsi di quest’improvvisa vena cantautoriale (coniando per l’occasione il termine “experimental folksinger”), scoperta un po’ per caso ma esplorata con la curiosità  e la gioia riservate ai nuovi inizi quando hai già  dovuto ricominciare da capo molte volte. E l’esperimento riesce, vince e convince. Lee Ranaldo dimostra che, ormai passati gli “‘anta (per ben due volte), può tranquillamente ballare da solo.