Un album nuovo di Madonna nel 2012 è roba per stomaci forti, soprattutto se anticipato da un singolo come “Gimme All Your Luvin'” ““ ossia qualcosa niente male ma che suonerebbe imbarazzante cantato da una Avril Lavigne qualsiasi, figuriamoci da lei che ha passato i cinquanta ed un bel po’ di storia della pop music l’ha fatta anche se sono anni ed anni che va avanti per inerzia (quanti anni? Dodici? Quindici? Diciotto? Non sono dotato di pallottoliere per contarli con precisione, ma so solo che sono parecchi e ciò mi basta). Ci vuole coraggio per affrontarlo e bisogna avere la capacità  mentale di separare ciò che è stata Madonna (grande innovatrice sia a livello musicale che a livello di immagine, anticipatrice di trend, figura in grado di provocare le masse con intelligenza e furbizia) da ciò che è diventata invecchiando (artista che insegue disperatamente i trend ma arriva sempre troppo tardi, artista che come attitudine è più anni ottanta ora che allora, donna che ha fatto un uso troppo sbagliato del botox), eppure è doveroso farlo ““ per rispetto, per dovere di cronaca e, perchè no, per le sorprese che possono derivare dall’ascolto prolungato di un’opera coraggiosamente intitolata “MDNA” (un gioco di parole MDMA/MDNA nel 2012? Puah!).

Come approcciarsi ad un’opera del genere? Con disincanto, anche se non sono perfettamente certo che il termine “approcciarsi” esista nella lingua italiana correntemente parlata. Non ci si devono attendere di certo miracoli (Madonna ha già  dato, e non è una metafora di natura religiosa ““ qui si sta parlando di musica) o rivoluzioni copernicane di sorta (vedi il discorso fatto in precedenza riguardo all’invecchiamento di Madonna, con in sovrappiù il fatto che in un mondo dove grazie al web la musica è già  vecchia prima di uscire non basta più ingaggiare produttori di grido per farsi confezionare su misura un disco che funzioni bene ““ serve ben altro, ma ci arriveremo), si deve ascoltare e basta come se il disco fosse opera di una persona qualsiasi e non di Madonna. Quella Madonna, la Madonna che ci piaceva tanto, è finita almeno nel 1998 con “Ray Of Light” (e relativo video copiato a Biagio Antonacci che le ha garantito l’invidiabile privilegio di poterlo sfottere tramite i suoi legali apostrofandolo come “fattorino delle pizze”) e dobbiamo imparare a considerarla un ricordo lontano parente della Madonna attuale.

E come suona “MDNA”? Suona alla grande quando vuol fare ballare (“Gang Bang”, “Some Girls”), peggiora parecchio quando sceglie di fare altro (“Falling Free”, “I’m a Sinner”). La mano dei Benassi Bros (“Girl Gone Wild” ed “I’m Addicted”, che ranze!) e di Martin Solveig si sente parecchio (“Turn Up The Radio” e “Superstar” sono Madonna che fa karaoke su “Ready 2 Go” ed “Hello” , Solveig deve aver azionato il pilota automatico), e le ospitate della militante a buon mercato M.I.A., degli erotomani LMFAO, di Nicki Miraj ed altri personaggi a caso che andavano per la maggiore un anno addietro aggiungono poco a quanto sarebbe sicuramente riuscita a fare Madonna da sola (avrei voluto scrivere “senza questi specchietti per le allodole, tra l’altro da lei pagati profumatamente”, ma la rispetto troppo e dunque non lo faccio). Facendo una media matematica “MDNA” è un disco assolutamente dignitoso, di quelli che però li ascolti per un paio di settimane poi te ne scordi perchè ce ne sono tanti altri uguali in giro, di quelli che se hanno fortuna la fortuna di trovarsi al posto giusto nel momento giusto (o se hanno dietro una buona strategia di marketing dietro – vero Lana Del Rey?) parte il tam tam in rete e fanno il botto ma se hanno sfortuna rimangono sul tuo hard disk per circa anno salvo poi venire cancellati quando si tratta di fare spazio ai dischi che usciranno durante l’anno successivo. L’unica differenza è che Madonna per quei dischi ha budget milionari e gli altri invece no, ma in fondo siamo in democrazia e bisogna trattare tutti quanti allo stesso modo.