Una mattina di un anno fa Vince Clarke apre Outlook Express e tra le solite mail di band emergenti in cerca di promozione, annunci di multiproprietà  in vendita e lo spam trova una mail del suo ex collega Martin Gore, il quale gli scrive: Ciao Vince, come stai? Sono passati in fretta questi 30 anni, non trovi? Ti scrivo per chiederti un immenso favore. In quest’ultimo periodo sto attraversando una crisi di mezz’età , e penso che tu sappia a cosa mi riferisco. Da pioniere di un nuovo sound che ha influenzato generazioni di band, ora mi sento come uno scolaretto che s’è dimenticato di fare i compiti. Sto recuperando un sacco di dischi techno in quest’ultimo periodo e mi piacerebbe farne uno da me, solo che mi vergogno come un ladro di appiccicargli sopra il mio nome. Ma ce lo vedi sullo scaffale della Fnac un disco techno realizzato da Martin Gore? Ma t’immagini tutti i giornali, si fionderebbero a schernirmi con un: ma alla tua età , non ti vergogni? Invece di andartene al bocciodromo il venerdì mattina e controllarti di tanto in tanto la prostata stai ancora qua te e la techno? Per quanto ci riguarda sono già  da rottamare i Chemical Brothers, mentre i Daft Punk si sono ischeletriti dentro i caschi da motocross e ancora lo sanno! Invece se collabori anche tu al progetto, vedendo che l’abbiamo realizzato insieme, la stampa penserà  subito ad una ragazzata, ad una collaborazione nata sul filo di una vecchia amicizia e non della disperazione, senza andare troppo sul pesante. Beh che dici, ti va di farti sto giro in altalena? Clarke, uomo di poche parole, sorseggia il suo the mattutino con cui sostituisce da anni il classico british breakfast, dà  una sfogliata al calendario vuoto sulla scrivania e risponde: Ok, ma prendiamoci tutto il tempo necessario. E dopo un anno esatto ecco che viene fuori questo “Ssss”.

Senza neanche preoccuparsi di intitolare l’album con un nome dignitoso, rimuovendo semplicemente dal titolo l’estensione del file, giusto per dare subito l’idea di un progetto nato nei tempi morti, fatto per cazzeggiare e per fare anche un po’ di stretching, Clarke & Gore pubblicano l’album sic et sempliciter: ma si chiamiamolo “Ssss”, tanto tutti i file di progetto si chiamano così no? Si, ma come artwork che ci mettiamo? Ah, aspetta, chiamiamo il tipo che ha ridipinto Gotye nel suo videoclip, se è riuscito a rendere più aggraziato lui con una mano di pittura figurati con due cos’è in grado di fare.

Dal punto di vista sonoro Ssss non è un album nostalgico come lo sono quelli dance odierni, realizzati da dj poco più che ventenni, bensì anacronistico. Pionieri erano negli anni ’80 e pionieri sono rimasti di quel periodo. La techno che propongono è ancorata ai codici di 20 anni fa, non s’è evoluta in una nuova forma perchè la sostanza non è mutata nel frattempo. Evidentemente questo Ssss è servito ai due come tutorial di esercitazione, per replicare nella pratica le nozioni assorbite durante l’ascolto di caterve di dischi techno. “Windup Robot” può essere considerato come il brano manifesto del disco, con le sue accelerazioni synth e la sirena avanzo di modernariato che ben descrive cosa hanno in mente Clarke & Gore. Paradossalmente Gore ha osato di più nel sottovalutato “Sounds of the Universe” del 2009, intuendo prima di tutti lo spostamento d’interesse nell’elettronica attuale dall’autoreferenzialità  della “forma canzone” verso il sound, volto a delineare lo spazio per plasmare lo stato d’animo dell’ascoltatore. VCMG è un episodio minore ed informale nella carriera sia di Gore che di Clark, da cui non bisogna attendersi nulla di più rispetto a ciò che promette la confezione: svago e minimo coinvolgimento. Consigliato agli under 18 e agli over 40.