Gli Appaloosa sono dei gran simpaticoni, oltre ad essere musicisti della madonna, ed ogni volta che mi è capitato di incrociarli ci sono scappate un sacco di risate oltre che godimento e frastuono. Ed è proprio in virtù dell’inesauribile senso dell’umorismo fracassone che li contraddistingue che hanno deciso di pubblicare il loro disco più stratificato e cerebrale, dedicandolo a e definendosi “energumeni del sabato sera”. “The Worst Of Saturday Night” ci presenta una band tirata a lucido, con i muscoli ben oliati ma che ci mostra una crescita “intellettuale” (spero di non offendere nessuno)  che era facile attendere che prima o poi sarebbe avvenuta. Perchè dietro l’aspetto trasandato e caciarone di questo manipolo di livornesi doc, si nasconde una passione viscerale per la musica e una devozione certosina alla sua resa (andateli a sentire dal vivo appena potete).

Come al solito tutto il lavoro è stato fatto in casa (Livorno) dalla band con l’aiuto del fido Antonio Castiello al mixer ed è così che è venuto fuori un disco che ci mostra gli Appaloosa ai loro massimi livelli: due bassi, una batteria, tastiere e sintetizzatori vari a macinare un suono fatto del ben noto noise, psichedelia crauta, elettronica molto analogica e sprazzi di dance e tecno. Quello che stupisce maggiormente è la grande capacità  di ibridare e mescolare i generi, sventagliare una quantità  di influenze e richiami che sarebbe ozioso mettersi ad elencare. Si passa dai ritmi sincopati e le cavalcate del noise americano (ma già  mescolato a richiami glitch ed elettro) di “Calibrù” (o la più “canonica” “Beet Oven”) fino al folk delle brughiere di “Irish”, passando per le atmosfere orientaleggianti di “Yuri”, ma questa non è che una minima parte di ciò che potrete trovare nei quaranta minuti scarsi di “The Worst Of Saturday Night”.

Disco per energumeni, col cervello fino però.