Parafrasando la simpaticissima nonnina di uno spot televisivo che circola in questi giorni, i Little Dragon sono un gruppo che “sssssppppppacca!” Mia nonna lo direbbe davvero, in parte perchè è una turbo-nonna fighissima che ama la musica e si tiene aggiornata sulle ultime tendenze (per dire, va matta per gli Arcade Fire), pur essendo lungi da lei presentarsi a trasmissioni come “¨quelle della De Filippi (ci tengo a sottolinearlo), in parte perchè ad un concerto della band in questione è “¨impossibile rimanere fermi, sia che tu abbia 20 anni sia che lei, nonna che legge, di anni ne abbia 75. “¨Sono altrettanto sicuro che dei Little Dragon mia nonna amerebbe Yukimi Nagano, la frontwoman. “¨Del resto – anche qui – come si fa a non perdere la testa per lei? Pelle non chiarissima, tratti orientali e quella voce… “¨Un mammifero (e che mammifero) da palcoscenico che danza,si dimena e non se la tira neanche un po’,interagendo amabilmente più di una volta con le prime file.

Avevo letto qualche settimana fa, in occasione dell’uscita di “RItual Union”, terzo album del combo di Goteborg, come i quattro amassero vedere la gente che li segue dal vivo ballare e scatenarsi al ritmo della loro miscela di dance, house, soul e pop con venature r’n’b e hip-hop. Beh, ieri sera al Teatro Franco Parenti di Milano, per l’occasione trasformatosi in un vero e proprio discoclub, Yukimi e i suoi devono aver amato davvero molto. E la cosa è stata reciproca: pubblico in estasi per quello che non ho paura di definire come un trionfo. “¨

Minchia che conceeerto è stato il commento di una ragazza appena uscita: commento stringato, magari, ma che rende perfettamente il pensiero dilagante tra coloro che ieri hanno preso parte alla seconda serata dell’Elita Festival, rassegna musicale di cinque giorni abbinata al Salone del Mobile di Milano (piccola parentesi: ma che caspita di festival hanno messo in piedi quelli dell’Elita? Complimentoni davvero, consultate il sito www.elitamilano.org)

“¨”¨Dal vivo i Little Dragon spaccano davvero: i pezzi suonano molto più dance, in più di qualche occasione, soprattutto nella seconda parte del live, sfociando in intermezzi o code addirittura techno (“Shuffle” a “Dream”, “My Step”, “Summertearz”, “Precious”). L’affiatamento tra i membri è collaudatissimo: attacchi perfetti, sapienterrimo uso degli effetti (che arricchiscono senza appesantire) e la voce (nonchè lo zompettìo) di Yukumi a sugellare il tutto.”¨ Molte, la maggior parte, le canzoni prese da “Ritual Union”, tra cui la title-track posta quasi in apertura, e le versioni strepitose di “Brush the Heat” (subito a seguire) e “Little Man”, davvero anthemica, lasciata in fondo alla scaletta come ultimo ballo scatenato prima della commovente chiusura di “Twice” (traccia incipit del primo disco “Little Dragon”), interpretata che meglio non si poteva. “¨”¨Procuratevi i loro tre album e correte a vederli dal vivo se ne avete l’occasione. E portate con voi vostra nonna.”¨”¨

“¨”¨Appendice: ad aprire per la band svedese, Iori’s Eyes e Walls. “¨I primi, duo milanese (Clod e Sofia) intorno ai vent’anni già  con un buon seguito, hanno appena licenziato il loro album d’esordio “Double Soul”, mooooolto interessante connubio di atmosfere simil-dubstep alla James Blake e riflessi eltonjohniani che arriva a toccare atmosfere trip-hop dei più cupi Massive Attack, con un falsetto che in qualche circostanza rievoca (con le dovute proporzioni) quello di Jonsi dei Sigur Ros. Ragazzi da seguire.
“¨I Walls (due anche loro: Sam Willis e Alessio Natalizia), da Londra, confezionano un intenso set costellato di ambient, chillout e noise in salsa psych, corredato da un delirante video documentario sulle piantagioni di banane sullo sfondo. Il disco omonimo, uscito nel 2010 su Kompakt, merita più di un ascolto.