Rimandato più volte nel corso del 2011, il nuovo anno vede finalmente la pubblicazione del seguito di quel “Blacklist” che ha visto crescere la popolarità  del duo di Bordeaux a livelli ben più elevati della marmaglia di colleghi che continua a destreggiarsi con vago successo nel giraccio dell’electropunk (sì certo, fatta eccezione per quei due canadesi lì), vittime di un’omologazione selvaggia che in fin dei conti altro non è che l’ultimo respiro del fu electroclash.

La nuova fatica di Caroline e Orion cerca di dare una risposta a questo tracollo tramite la composizione di un collage di differenti influenze coniugate tra loro in maniera molto vaga, a mantenere dignitosamente alta la bandiera del sound tipico dei due francesi. In parole povere, si apprezza particolarmente che negli anni del boom (e della conseguente morte?) di dubstep e witch-house i Kap Bambino siano riusciti a far proprie certe sonorità  senza smerciarsi al mercato indipendente in maniera palese ma amalgamando il tutto in un lavoro che non si limiti a riprendere la collaudate formule sonore dei dischi precedenti ma, sviluppando gli episodi più fini di “Blacklist”, tenti di ricreare nuove atmosfere affini al sound di moda oggi ma senza cadere nella banalizzante trappola dell’acchiappo facile.

“Resistence Alpha” in apertura manifesta sin dal principio l’aria di novità  in un ambizioso techno-pop sincopato da effluvi lo-fi, mentre si fa un passo indietro alle atmosfere di “Blacklist” in “Obsess” e nella titletrack, adrenaliniche rincorse electropunk senza tante pretese. Il rave malinconico di “Mer Morte” stride un po’ con la pseudo-witch “Rise”, che rallenta i tempi senza offrire poi molto agli ascoltatori, mentre in “Burning” si riaffaccia quell’impulso creativo seppur in maniera piuttosto schizofrenica, in un pezzo che nasce da un coro demoniaco, prosegue in una defaillance dubstep di neanche venti secondi, esplode in una discreta prestazione synth-punk fino all’orgia finale di tutti gli elementi precedentemente citati, il tutto sotto l’ovvia supervisione isterica di Caroline. Il fomentante interludio di “White Voodoo” non basta a perdonare la presenza di un’imbarazzante “Next Resurection”, unico momento debole del disco insieme a “Trapping”, trashata digital hardcore che funzionerà  indubbiamente dal vivo ma risulta piuttosto impacciata su disco. Ottimo finale tra il synthpop un po’ 80s di “Under Tunder” e i glitch ubriachi di “The Lost”. In definitiva “Devotion” è la conferma delle ottime intenzioni dei Kap, un’opportunità  apprezzabile di rimanere al passo coi tempi, seppur con un ammissibile ritardo; pesa un po’ imprescindibilità  della credibilità  del gruppo dalle travolgenti esibizioni live, ma a questo giro li si perdona, dai.

Devotion
[ Because Music – 2012 ]
Similar Artist: Dandi Wind, You Love Her Coz She’s Dead
Rating:
1. Resistance alpha
2. Obsess
3. Devotion
4. Mer Morte
5. Rise
6. Burning
7. King Cobra
8. White Voodoo
9. Next resurrection
10. Buffalo Kids
11. Trapping
12. Under Tender
13. The Lost