Essere grandi è un compito difficile, ed essere tra i più grandi di sempre lo è forse ancora di più, soprattutto quando tra i diciotto e i vent’anni ti capita di scrivere roba come “In The City” o “All Mod Cons”. Ripetersi, in questo caso, non è un compito da dilettanti. E il Modfather in qualche modo è sempre riuscito a cavarsela egregiamente, spesso cambiando forma, levigando o affinando il suo linguaggio. Ma senza perdere la sua sostanza, la classe, il tocco di genio.

“Wake Up The Nation”, a distanza di un paio d’anni, resta un ottimo lavoro: tiratissimo e funkeggiante al punto giusto, scritto e suonato come Dio comanda. In   “Sonik Kicks”, Paul Weller ripete in parte la medesima formula. In parte, appunto: giusto perchè nei momenti in cui la linea del disco precedente non viene seguita, si va a finire in territori non certo nuovi, ma senza dubbio inesplorati per il Nostro.

Nei quattordici e piuttosto variegati episodi dell’undicesimo album della sua produzione solista, Weller si confronta col danzereccio, a partire dall’iniziale “Green”, dove si fanno sentire più che altro i Synth e le chitarre, la voce effettata, con una linea melodica poco definita. Un inizio non male: soprattutto se si pensa che quando sul nostro cammino incontriamo il Dub raffazzonato di “Study In Blue”, o brani decisamente fuori fuoco votati sempre alla dance quali “Around The Lake” o “Kling I Klang” le cose si mettono decisamente peggio. Paul tiene comunque i suoi assi nella manica: ad esempio, la bellissima ballata per chitarra acustica e archi “By The Waters. Oppure, l’ottimo (forse un po’ ruffiano) singolo che strizza l’occhio al Bowie degli Ottanta “That Dangerous Age”. Riuscitissima anche la coxoniana (Coxon alla chitarra, ovviamente; e c’è pure Noel Gallagher) “Paper Chase”, che per la prima metà  potrebbe sembrare una b ““ side dell’omonimo dei Blur riletta per l’occasione. Non sfigura nemmeno l’acida “Drifters”, mentre chiude il tutto in bellezza “Be Happy Children”, meraviglioso esempio di Soul bianco senza tempo: meno di tre minuti che valgono la carriera di qualche sprovveduto trentenne.

Tra alti e bassi, si può definire con tranquillità  “Sonik Kicks” un disco ben riuscito, specie alla luce della carriera e delle cinquantaquattro primavere del suo autore. è l’ideale proseguimento di un percorso che senz’altro non si arresterà  qui: probabile anche che rappresenti un momento di transizione che porterà  Paul Weller ancora più lontano. Intanto, teniamoci le ottime canzoni di questo disco, magari skippando quelle più deboli.

Photo Credit: Nicole Nodland