Ty Segall è forse uno degli artisti più irrequieti degli ultimi, a dirla grossa, dieci anni. Di certo non un nome noto, al di qua dell’oceano, della scena musicale underground/lo-fi, preferisce muoversi in quella di nicchia sanfranciscana, non ponendosi troppo il problema di riuscire a fare ‘esplodere’ e far arrivare la propria musica ai fruitori meno attenti di quel suono garage di cui potrebbe porsi tranquillamente come uno dei portabandiera.
Ty inizia a farsi conoscere cominciando a far parte, da tournista, di gruppi che tutt’ora restano piuttosto anonimi come The Traditional Fools, Epsilons, Party Fowl, Sic Alps e The Perverts. Questo fino al 2008, anno in cui pubblica il suo primo disco solista, che poi di disco non si tratta, visto che esce sotto forma di cassetta: “Horn the Unicorn”. Da quel momento in poi Segall darà  alle stampe più di una trentina di lavori, tra ep, raccolte, album di inediti e split album. Tenere il passo di ogni suo progetto non è quindi cosa facile, e se solo provaste a curiosare tra la sua discografia il risultato sarebbe senz’altro questo: mani nei capelli e tipica frase di circostanza “ma che cazzzzz….”.

La Goner Records, etichetta indipendente di Memphis, con questo “Singles 2007-2010” cerca di recuperare dal suo archivio, se così può essere chiamato, demo, pezzi dimenticati, registrazioni live o semplici cover. Il risultato sono 25 pezzi di puro e grezzo rock’n’roll.
Pezzi scheletrici come “Here We Go”, “It” e “Sweets” ovvero il trittico che da il via alla ‘raccolta’ sono l’essenza di Ty Segall. Chitarra spigolosa e stridente, batteria martellante e una voce lo-fi come se la registrazione provenisse dal fondo di una cantina. Si procede a suon di punk primitivo (“Skins”, “Ms. White”, “No no”), psichedelia (“…And Then Judy Walked In” avete presenti i Pink Floyd di “A sucessful…”?), Stoogeesmi vari (“Cents”l “My Sunshine”, “Hey Big Mouth”), demo (tra tutte l’acustica “Lovely One”) e con una serie di cover ben riuscite tra cui “I Think I’ve Had It” dei Gories, “Maria Stacks” dei Thee Oh Sees e “Bullet Proof Nothing” dei canadesi Simply Saucer.

Se vi consiglierei di partire da quì per andare alla scoperta di questo giovane scapigliato dall’anima punk? Ma certo che sì! Avanti!