Queste due ragazze di Seattle, con l’Africa in faccia e nelle vene, rischiano di far calare un pietoso velo su molte blasonate signore della Musica Nera relegandole, forse definitivamente, in archivio.
Prima di essere notate ed ingaggiate da Sub-Pop, nota e storica etichetta di Seattle, grazie alla collaborazione con Shabazz Palaces per l’album “Black Up”, si sono autoprodotte un po’ di dischi e numerosi concerti.

Una rappa e l’altra canta su ritmi e sonorità  Jazz(y)-Rap spesso psichedelico e a volte etnico.
Tredici brani molto freschi, brevi, mai banali. Ritmiche ripetitive, cullanti, ipnotiche. Voci perfettamente unite, mischiate, in contrasto. Testi curati, diretti, attuali.
L’unione del primo e dell’ultimo titolo da il nome all’album.
“QueenS”, “Deeper”, “God”, “Needs”, “NaturalE”.”… è tutta roba buona! Meno male!

Non tutti i giovani sono tristi e vintage, non tutti i rappers sono ignoranti e violenti, non tutte le afro-americane mostrano il culo che balla.