Partiamo con il presupposto che il 2012 sia l’anno del grande ritorno. Garbage e No Doubt che annunciano le nuove uscite, per non parlare poi delle reunion,i concerti stellari e nuovi album in cantiere, soprattutto per una buona fetta della scena indie dei primi anni 00. Tra i tanti ritorni non potevano mancare dunque i Maximo Park. La band di Paul Smith ha fatto dell’energico e orecchiabile due aggettivi portanti di una carriera, creando album adorabili e senza troppe pretese sperimentali. Pur ricordando che lo stesso Angus Young ci ha ammonito su come una band possa far 12 album che suonino esattamente allo stesso modo, c’è da dire che l’autocitazionismo ha i suoi contro.

“National Health” fondamentalmente gioca sull’altalenarsi di brani orecchiabili e sincopati, a cavallo tra synth ed elettrico, e alcune ballad più delicate, spesso quasi insipide. Non mancano spunti più marcati, come il distorto di “Banlieue” (particolarmente apprezzato) o i singoli electro confezionati a puntino(“Hips And Lips”), il brit più estroso a là  Kaiser Chief (“Write This Down”) e la title track, particolarmente energetica ed arricchita del sostrato eco-elettronico. Nonostante queste soddisfacenti premesse, il resto del disco perde mordente fino alle vibrazioni anni 90 di “Wolf Among Men” e la ballad “Unfamiliar Places”, dimenticabile nonostante il suo delicato minimalismo. Tirando le somme, “National Health” ci riconferma l’abilità  dei Maximo Park nel creare sottofondi delicati e sognanti ma al contempo solari, rischiando accasionalmente di ricadere nel baratro della mediocrità .