Con l’amico Kevin Parker, deus ex machina dei Tame Impala, in cabina di produzione (e alle chitarre), ecco l’esordio sulla lunga distanza per Melody Prochet, titolare effettiva del progetto Melody’s Echo Chamber.

Con gusto elettro-pop a tinte transalpine da tempi andati, andazzi melodici sfiziosamente dream-pop e un corredo strumentale che invece è una pura estasi di nu-psychedelia, questo è un debutto che farà  sicuramente parlare della brava (e diciamocelo, pure parecchio affascinante) Melody.

E’ vero, la sensazione di trovarsi di fronte al corrispettivo femminile degli stessi Tame Impala è difficile da eludere, come il rimando ai vari Stereolab, Broadcast, Air, Cocteau Twins, chissà  quanta psichedelia targata anni ’60 ed altri mostri sacri della chanson francese d’antan: però, che gusto, che talento. E quelle atmosfere, ora liquide e lisergiche, adesso eteree e caleidoscopiche, che fanno il resto. Morbidissime le melodie di Melody (mi si perdoni…), spesso spigolosi i tagli di chitarra elettrica, per uno sposalizio tra ammaliante incanto e impressionista alienazione che invece risulta dei più succosi. E riusciti.

L’uno-due iniziale con “I Follow You” e “Crystalized” può far gridare al miracolo, il resto dell’album, ahinoi, riporta il fenomeno su parametri maggiormente scolastici, o comunque non così eleggibili per futura memoria: sia chiaro, c’è comunque tanto buono, vedi pezzi come “Some Time Alone, Alone” o “Endless Shore”.

Probabilmente il dream-pop di taglio psichedelico ha trovato una nuova principessa (e l’hype non ha certo giocato contro, per inciso): sta a lei adesso confermarsi a livello di questo soddisfacente esordio.

Photo : Diane Sagnier, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons