Orange County non vomita solo adolescenti di buona famiglia con problemi di cuore e cui piace fare gli alternativi con un bicchiere di whisky rye di troppo, talvolta ci grazia anche di personaggi come quella sorta di Lenny Kravitz lo-fi bianco o, decisamente meglio, quel Iannis Xenakis da garage che è Ty Segall.

Per i pochi che non lo hanno proprio mai sentito nominare, e credo siano solo un manipolo di eremiti musicali, o peggio pseudo musicomani da X-Factor del giovedì sera, Ty Segall è una delle anime più fertili della scena indie della West Coast, vero e proprio artista indemoniato che negli ultimi otto anni si è moltiplicato reinventandosi in un numero imprecisato di band, di progetti, di collaborazioni ed improvvisate estemporanee. Per citarne alcune, direttamente dalla bibbia del The Deli Magazine San Francisco issue, si possono citare garage band come i The Traditional Fools, gli Epsilons, i Party Fowl, i Sic Alps, i The Perverts, o musicisti del tipo eclettico e a lui speculare come Mikal Cronin.

In tutto questo suo non riuscir a star fermo, come in una sorta di assuefazione espressiva o di estrema necessità  di confronto con un’audience o di delirio tremens compositivo a seconda dei punti di vista, Ty Segall si distingue per il suo tratto melodico narrativo in un contesto di puro noise rock. Spieghiamo innanzitutto che ci riferiamo al noise come diretta evoluzione del concetto espressivo fatto bandiera di avanguardie come i Cabaret Volta, concetto della musique concrète applicata ad una realtà  pop-punk californiana dei giorni nostri. Mettiamo dunque sul piatto un disco, questo “Twins”, in cui non troviamo un comune denominatore, se non nella spontaneità  dell’approssimazione qualitativa, che non è un “sporcare” ad arte, ma un preciso stilema della performance. Troviamo quindi chitarre che si sovrappongo e si inseguono, si mescolano e si confondono quasi gracchiando, creando nodi musicali da cui si può uscire solo stridendo, con il cuore in gola e un rullante martellante come in “You Are The Doctor”. Le ballate, come in “Inside Your Heart”, invece perdono la loro forza narrativa acquisendo un tono di mantra e un’attitudine shoegaze. La voce gridata, “The Hill”, diventa un assolo faringeo che si sovrappone agli assoli delle chitarre, e poco importa se un coro cerca di mantenere il brano su binari canonici, perchè il tutto sfuma di colpo: siamo già  ad un’altra traccia e abbiamo già  svoltato perdendoci giù per le strade verso Cupertino con il lo-fi di “Ghost” e i suoi riverberi lontani.

“There Is No Tomorrow” chiude queste dodici tracce, ma dimenticavo: “Twins” è il terzo album di Ty Segall di quest’anno. Brani brevi, pochi fronzoli. è musica, suono, che scorre senza freni. Forse è quello di cui abbiamo davvero bisogno.

Foto Credit: Denee Segall