A soli otto episodi dalla fine di tutto, poco importa quale sarà  la conclusione; “Breaking Bad” è un capolavoro a prescindere dal finale che, molto probabilmente, non deluderà  le attese. Il vero problema sarà  pazientare fino all’estate del 2013, Maya permettendo, per goderci la seconda parte della quinta ed ultima stagione. Proveremo a spiegare perchè questo serial sia così speciale. L’idea che ci siamo fatti è che Walter White, il protagonista, rappresenta un po’ le difficolta dei nostri tempi. Insegnante di chimica malato di un cancro maligno, col terrore di lasciare la propria famiglia senza un futuro, si improvvisa, e molto bene, cuoco di anfetamine. Siamo un po’ tutti mossi da piccole o grandi disperazioni di questi tempi, proviamo ad aggrapparci con le unghie e con i denti a quanto riusciamo a racimolare dalle nostre esistenze con gesti quotidiani che hanno il sapore di piccole imprese. Ogni giorno, in qualche modo distorto, riusciamo a rivederci in lui e nella sua epopea apparentemente destinata al fallimento che invece finisce per allargasi a macchia d’olio.

“Breaking Bad” si prende i propri tempi, sa ‘cuocere’ a fuoco lento i propri intrecci senza cedere al sensazionalismo facile del continuo colpo di scena. E questo è uno dei suoi pregi maggiori. C’è una netta discrepanza tra la prima stagione, in qualche modo tragica e intrisa di humor nero e le successive che, col procedere della storia, assumono il sapore sempre più marcato del noir ben confezionato e del thriller, pur senza rinunciare a quella dose di umorismo velato che fa capolino di tanto in tanto. Il merito, oltre che di una scrittura impeccabile che non tralascia nessun particolare, va attribuito anche alla costruzione di personaggi, che siano protagonisti o comprimari, definiti tutti alla perfezione. Spesso è difficile rimarcare il confine tra il buono e il cattivo, specchio delle ambivalenze che ci troviamo di fronte nella vita reale. C’è qualcosa di Tarantino nei contorni di alcuni di loro, in quanto è forte il richiamo ad un immaginario pop cinematografico degli anni ’70. Eppure è tutto così contemporaneo, se vogliamo anche romantico, soprattutto grazie ad una fotografia che sfrutta pienamente le possibilità  paesaggistiche di un New Mexico mai così affascinante e inquietante al tempo stesso.

Nulla è lasciato al caso e nulla si rincorre per caso. Un crescendo continuo, una scala cromatica sempre più intensa che raggiunge di tanto in tanto picchi di luminescenza accecanti. Ecco cosa è “Breaking Bad”, è epica pop, tragica sconfitta e amara vittoria allo stesso tempo. Soprattutto nelle vicende di Jesse Pinkman, il braccio destro di Walter White, incastrato inesorabilmente in un mondo troppo cattivo per assecondarne la natura. Una delle pagine di storia della tv più riuscite di sempre. Bisogna darle fiducia, aspettare con pazienza il momento in cui, quando meno te l’aspetti, la mandibola ti si stacca dal viso per lo stupore, proprio quando niente sembrava presagire quel colpo di scena. E poi ci sono quegli episodi dove arrivare alla fine senza cedere alla tensione è un esercizio impossibile, costruiti tra attese e momenti d’azione. Il tempo scorre, cambia le cose e le persone, rimarcando la lenta ed inesorabile evoluzione dei due protagonisti, interpretati magistralmente da Bryan Cranston e Aaron Paul. C’è qualcosa di tragico, qualcosa di nostro in quelle storie, in quei dolori, in quei silenzi. Forse per questo le amiamo incondizionatamente. E’ solo fiction, ma non veniteci a raccontare che tutto questo non avrà  mai un peso specifico nelle nostre esistenze. Sarebbe la più stupida delle bugie.

Rating:
Creato da Vince Gilligan
Con: Bryan Cranston, Aaron Paul, Anna Gunn, Dean Norris,Giancarlo Esposito
Anno: 2008-2013
Paese: USA
N ° di serie: 5
N ° di episodi: 62
Durata episodi: 47 min











Breaking Bad, Full Title Sequence