“Dimentichiamoci dei muri che ci dividono, usciamo fuori e abbracciamo insieme queste melodie alla luce del sole”.
Sembra questo l’intento di ED, progetto di Marco Rossi qui accompagnato dal fratello Paolo (basso, tastiere, chitarra e cori) e da Ivan Borsari (batteria e tastiere). Partendo da influenze importanti quali J.D. Salinger per i riferimenti alla raccolta di racconti brevi “Nine Stories”, quello che il disco rivela da punto di vista sonoro è un compendio perfetto di attitudine pop degli anni ’60 e intimismo malinconico à  la Elliott Smith, che in alcuni passaggi è quasi una linea guida. Le canzoni girano tutte attorno ai concetti di incomunicabilità , all’impossibilità  di contatto sano e più in generale ai malintesi che rovinano i rapporti.

E’ un gioco sottile di contrappesi, tra l’ineluttabile sensazione di sconfitta che nasce in alcuni rapporti e la voglia comunque di crederci affondando mano nella mano le emozioni in un pugno di belle canzoni. Mi piace immaginare questo disco come una di quelle giornate strane, in cui fuori la finestra c’è l’atmosfera perfetta per essere felici, ma dentro di noi, tra le mura domestiche, abbiamo troppi ostacoli da superare per riuscire a godere dello spettacolo oltre la soglia. Ascoltare la musica di ED è uno strano esercizio, in cui nel ruolo di protagonista giocano ad alternarsi belle sensazioni e le amarezze che certe relazioni lasciano in eredità . Spesso le cose vanno così, con una direzione apparente ed una reale, forse più amara ma ugualmente importante. Dischi come questo servono a ricordarci che in ogni salita c’è da pagare il prezzo del sudore e del dolore alle gambe per arrivare in cima. Allo stesso tempo possiamo goderci paesaggi inaspettati durante il nostro cammino che sarà  pur sempre la direzione che noi, o meglio, qualcuno insieme a noi ha scelto. Che ci piaccia o meno.