Dire di un disco che è fresco o leggero è una di quelle cose che veramente mi creano un po’ di imbarazzo: no, non riesco a credere che sia un complimento a tutti gli effetti ““ come dire che un libro si legge bene, che le pagine scorrono e quelle cose lì. Complimenti laterali: la fotografia è la cosa che mi è piaciuta di più del film. Bene, ma mica tanto.
Però “Mirrors” dei W,TMA è davvero bello perchè fresco, perchè dotato di un amore (per il momento lo chiameremo così) tanto sincero da permettergli di non apparire fuori tempo massimo o già  sentito, di quell’amore per cui posso sentire traccia degli Oasis qua e là  (“Standing on the shore of nowhere”, ma non solo) e non trovarla imbarazzante, scontata o già -troppo-detta.

“Mirrors” è un disco che riesce a mettere da parte alcuni snobismi di cui non riesco a fare a meno (i.e., mettere i Jet in un djset, o i Caesars ““ ma sono mai stati davvero significativi? Ma oggi cosa possono dire? C’è chi manifesta ancora entusiasmo sincero per “Take me out”), snobismi che non trovo infondati, ma che qui non hanno modo di esprimersi ““ già  l’intro del disco ha un respiro abbastanza ampio da spegnere le lucine intermittenti dei miei (tuoi, vostri) dubbi su quanto e come si possano citare gli Stone Roses nel 2013 o su quanto andare al concerto dei Kasabian sia in effetti poi questa grande idea.
Un po’ brit rock, un po’ United States of indie rock (oh sì, uso questa parola ““ indie ““ e non è più il 2005, ma solo per oggi, solo per stavolta, credo che abbia senso): i fratelli Gallagher da una parte, Phantom Planet & co dall’altra ““ questa band di Varese, al primo vero debutto dopo alcune prove tra cui la cover di “Last Christmas” degli Wham!, sorprende per la piacevolezza e per la capacità  di riproporre sonorità  che davvero forse non riusciremmo a scusare in altri contesti.

Così “Eighteen” e “Golden Years” sono gli anthem di ragazzi cresciuti con NME come Bibbia ““ una Bibbia che in questo caso non ha causato troppi danni ““, sono canzoni senza calcolo, nel senso di suonate così perchè è così si vogliono suonare, con quella passione un po’ rigida e che non ammette compromessi che si ha da ragazzi.

A me questo disco ricorda una fase precisa della mia adolescenza, a me questo disco ricorda molte cose che sono felice di ricordare ancora, ricorda che c’è un momento in cui si vive la musica in maniera totale, senza calcoli critici di alcun tipo, il momento in cui si scopre un mondo intero di gruppi e generi, ricorda la capacità  di usare ancora superlativi assoluti per parlare di album ““ e credo che non sia una cosa che succede poi molto spesso. Ai We the modern age, ai golden years e alla teenage wonderland.

Mirrors
[ Ghost – 2013 ]
Similar Artist: Canadians, The Stone Roses

Rating:

1. Intro
2. Golden years
3. PLS
4. Standing on the shore of nowhere
5. Brooks Stevens
6. Eighteen
7. Door Selectio
8. A Million Eyes
9. Gotta love you more
10. Ride