E’ la calorosa cornice dell’Auditorium di Roma la location scelta dai Baustelle come seconda tappa del tour che nei prossimi mesi vedrà  portare in giro per numerosi teatri dello stivale il nuovo album del trio toscano che ha visto la luce lo scorso 29 gennaio, “Fantasma”.

L’impatto della sala è suggestivo, le poltroncine rosse sono occupate in ogni ordine di posto, mentre sul palco una riproduzione gigante della copertina dell’album, una bambina con gli occhi socchiusi avvolta da un ‘fiume’ di capelli rossi, fa da sfondo ad un palco che è un trionfo di strumenti. Le oltre quaranta sedie per gli orchestrali, un pianoforte a coda, batteria, sintetizzatori e chitarre. Questi sono i nuovi Baustelle. Dai locali di nicchia si è passati a cornici eleganti, ad un pubblico più maturo e probabilmente più attento ai risvolti dei testi citazionisti di Bianconi. “Fantasma” non è tanto l’album della maturità , già  raggiunta dai Baustelle con i precedenti “Amen” e “I Mistici dell’Occidente”, ma rappresenta più che altro un volersi mettere in gioco andando ad esplorare territori per nulla convenzionali al classico approccio pop cui siamo abituati.

Il concerto che si ‘spacca’ in due parti, la prima più riflessiva e ‘acustica’ aperta dalla strumentale “Fantasma (Titoli di testa)” a cui seguono le convincenti Il “Futuro”, “Nessuno” e “Diorama” in cui Bianconi dimostra di aver trovato lo stile cantato, o meglio sarebbe dire parlato, che meglio si adatta al suo tono baritonale; la seconda invece più ‘sbracata’ (aggettivo usato dallo stesso Bianconi) in cui ai pezzi più elettrici di “Fantasma” (tra cui “Cristina”, “La morte (non esiste più)”, “Maya” e “L’estinzione della razza umana”) si alternano classici baustelliani quali la splendida “Piangi Roma” (in cui la voce femminile interpretata in studio da Valeria Golino è qui sostituita da quella cavernosa e meravigliosa di Rachele), la decadente “Il Corvo Joe” e la cover “Col Tempo” di Leo Ferrè.

Nell’encore c’è spazio inoltre per una rivisitazione in chiave piano-voce di “Charlie Fa Surf” (che a nostro parere avrebbe potuto far spazio ad altri classici di Bianconi&co), per la sempreverde “Guerra è Finita” e per l’inaspettata “Andarsene Così” che chiude il sipario dell’Auditorium lasciando spazio alla meritata ovazione di un pubblico che pare aver apprezzato in toto la svolta orchestrale del trio toscano.