La scena musicale olandese è sempre stata ventosa, del resto ““ come la posizione geografica . tutto arriva e circola da lì come un fremito stagionale, mai niente di programmato, ma piuttosto come una concessione di rapporto che fa botta tra testa e immaginazione di chi se l’adotta a mò di plaid per riscaldare le proprie riflessioni in serate o tramonti coccoloni.

“Mister And Mississippi” è l’omonimo del quartetto olandese, uno strano incrocio tra Fleet Foxes e ariosi Wilderness Of Manitoba, che in questo slancio atmosferico di undici tracce, rilasciano un modus operandi dilatato, quasi un’Arca per chi ascolta e per chi si riconosce come anima individualista dentro e mai fuori i grandi spazi, gli open-space sonori che bilanciano e decretano il punto focale dell’esistenza; la formazione parla e suona d’amore, cerca nella naturalezza delle cose l’essenzialità  di melodie che si trascinano talvolta pigre, pastorali “Nemo nobody”, “Calm”, acquose “Running”, “Circulate”, tutte cose che rimangono come vibrazioni ““ una volta espletato il loro messaggio ““ nell’aria o nel posto nel quale hanno vissuto nell’ascolto.

Cori, serafici scat, accenni da musicall “Same room, different house”, e sogni da concretizzare se non da creare, fanno di questo disco penombra e luce in un altalenante climax da prendere come un unguento per momenti statici, nulla di trascendentale, solo un volo a radente su di un tappeto di bambagia, ma che comunque tonicizza e riempie qualche angolo sgombro del nostro spirito, cosa questa che proprio in questi tempi fa comodo e letizia come il walzerino demodè che gira tra Bella Epoque e frittelle calde di una Saint Germaine da cartolina “Bon Vivant”.

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