In questo momento ho una gran voglia di trovarmi in qualche fiera britannica, ad ubriacarmi di birra e sentire suonare i Sadside Project. Non sto farneticando, ma immaginando quale sia il posto ideale per godermi le canzoni che fanno parte di “Winter Whales War”, secondo capitolo del duo romano. Il loro sound spacca al primo ascolto, grazie a quel mix tra folk e blues capace di catturarti sin da subito. Probabilmente l’accostamento ai Black Keys in alcuni brani è d’obbligo, però sarebbe allo stesso tempo riduttivo etichettarli come la loro copia italiana. Anche perchè i Sadside Project musicalmente di italiano non hanno niente, eccetto i nomi dei musicisti di spicco che hanno collaborato alla realizzazione di questo disco, vedi Roberta Sammarelli dei Verdena o Adriano Viterbini dei Bud Spencer Blues Explosion.

“Winter Whales” si pone all’ascoltatore nel modo migliore, sin dall’iniziale “The Same Old Story”, che ricorda la cattiveria rock dei Foo Fighters. Un brano sospinto dai riff spochi e dal suo ritmo aggressivo. Di registro diverso è la successiva “My Favorite Color”, tra le sue atmosfere folkeggianti e festaiole. Il compito della ballatona da feste collegiali americane vecchia maniera, spetta a “1959 (the last prom)”, un brano dolcemente nostalgico. Il mood del disco si riscalda sempre di più con lo scorrere dei minuti, grazie anche all’arrivo di “This Is Halloween” e le sue accelerazioni folk, e poi con la stupenda “Edward Teach also known as Blackbeard “, uno dei brani più efficaci, in pieno stile Jet. Ritornano i riff alla Black Keys con “Nothing To Lose Blues”, brano capace di far aumentare sempre di più la temperatura con i suoi decibel sudati. Stesso discorso che si ripete con “Hold Fast” e “Molly”, due bei pezzi efficaci all’ascolto. “Sloop John B” è un chiaro omaggio reso ai Beach Boys, probabilmente una delle maggiori influenze musicali dei Sadside Project. La rilettura in semplice chiave acustica, dona al brano una luce propria, senza offuscarne la bellezza stessa del pezzo originale. Mentre “Winter Whales War” con la sua malinconia da brano post-rock acustico, ci accompagna lentamente alla fine del disco.

Chiudo la recensione partendo da un antefatto: ho conosciuto questo disco tramite la segnalazione di Alessio, capo editore di IFB, che mi consigliò di sentire la band romana. Perciò ringrazio lui per questa bella scoperta ed i Sadside Project per avermi fatto ascoltare un disco cosi poco italiano (come direbbe Stanis La Rochelle), ma cosi tanto convincente. Bella prova.