Occuparsi dei dischi che i Guided By Voices hanno cominciato a sfornare dopo aver riunito la line up di metà  anni novanta potrebbe essere un buon lavoro di quelli di una volta, un posto fisso senza timore di restare disoccupati. Per tenere il conto di tutti gli album e gli EP pubblicati, ormai più che il classico pallottoliere ci vuole un ragioniere. E’ come se stessero cercando di entrare nel Guinness dei Primati o fossero impegnati in una gara infinita contro se stessi. E non hanno nessuna intenzione di fermarsi: l’ambizione di Robert Pollard è quella di realizzare almeno un album ogni sei mesi, meglio ancora se si potesse arrivare a tre album all’anno. Per quanto tempo? Il più a lungo possibile ovvio, magari anche per sempre.

Cosa si può dire dei Guided By Voices che non sia stato già  detto in passato? Forse nulla. Quello che li caratterizza è che non importa quante canzoni creino, quanti dischi mettano in cantiere: la qualità  resta sempre alta. In “English Little League”(quarto album in diciotto mesi) i pezzi sono diciassette, senza cali di ritmo nè pause. Di influenza così varia e talmente tanti (anche se non è il loro record) che i Guided hanno potuto permettersi di pubblicare ben cinque singoli in vinile (edizione limitata of course) a mo’ di gustosa anticipazione. “Flunky Minnows” scritta da un Pollard in ottima forma, “Islands (She Talks In Rainbows)” con i suoi coretti alla Beach Boys, “Trash Can Full Of Nails” in cui Bob si mette ancora una volta al volante, la grintosa “Xeno Pariah” e per finire una “Noble Insect” che più ottimista non si può col suo Jump in / take it while you can / jump in / a fleeting like a rainbow. E questo era solo l’antipasto, condito da b-sides inedite (tra cui spicca una “Little Jimmy The Giant” versione vintage, anno di grazia 1983). Il pasto vero e proprio arriva con pezzi come la trascinante “Crybaby 4-Star Hotel”,”Birds”, una “The Sudden Death of Epstein’s Ways” in pieno mood Brian Wilson con quel ritornello farina del sacco di Tobin Sprout che ti si stampa nel cervello, “Send to Celeste (and the Cosmic Athletes)” e “”Know Me As Heavy” che giocano col sound reso famoso dai primi R.E.M (ma che i GBV hanno contribuito a inventare) e il conclusivo uno-due “A Burning Glass” (folle e distorta almeno quanto quella “Reflections in a Metal Whistle” che la precede di poco) ““ “W/ Glass in Foot” (che ricorda molto i primi Who). E le portate lasciano soddisfatti, con la pancia piena.

Sempre i soliti Guided By Voices, persi tra il groove psichedelico di “Quiet Game”, quello rock di “Taciturn Caves” e le strane storie di “Biopgrapher Seahorse” e “Sir Garlic Breath” che conquistano al primo ascolto. Scrivono canzoni con la stessa regolarità  con cui molti comuni mortali si cambiano la camicia; per seguire con la dovuta attenzione tutto quello che propongono e decodificare le sciarade che il buon Pollard dissemina in ogni testo bisognerebbe prendere un mese di ferie (chissà  se basterebbe). Ma non stancano, non stancano proprio mai.

Photo Credit: Bandcamp