Se sei indipendente e decidi di fare il gran salto nel mondo major non hai mai vita facile. Ne sanno qualcosa i Surfer Blood che, dopo aver ammaliato l’universo indie con le atmosfere da shoegazer con senso dell’umorismo di “Astro Coast”, si sono presi del tempo prima di tentare l’avventura in casa Warner. Con un contratto firmato nel 2010 già  in tasca, hanno pubblicato l’EP “Tarot Classics” con quella Kanine Records che li aveva lanciati. Dopo tre anni però è finalmente giunto il momento di farlo, quel salto spericolato.

“Pythons” è il disco estivo per eccellenza, anche se forse non è quello che tutti si aspettavano dai Surfer Blood. L’album da ascoltare in macchina andando al mare, spegnendo il condizionatore e aprendo i finestrini. Spensierato in “Demon Dance” e “Gravity”, riflessivo in “Squeezing Blood”, catchy e grintoso quanto e quando serve (“Weird Shapes”), romantico (“Prom Song”) qua e là  al limite dello sdolcinato (“Say Yes To Me”). Euforici i Surfer Blood lo sono sempre stati, giocherelloni lo diventano nel video di “Demon Dance”, dove John Paul Pitts si esibisce con addosso un improbabile costume da animale non ben identificato di colore giallo, uno da guardia giurata un po’ sfigata (scelta che, visti i numerosi problemi che ha avuto con la giustizia di recente, è leggermente inquietante) e non solo. In “Pythons” però i Blood tirano fuori anche il lato più spigoloso e contorto delle proprie personalità , che emerge chiaramente nel riff alla Pixies di “Slow Six”, nell’urlo incavolato di “I Was Wrong” (quasi da cantante emo) e in “Needles And Pins”, dove Pitts tende a colpevolizzarsi e commiserarsi un po’.

Divertono più che in passato i Surfer Blood, senza strafare e guardandosi molto meno la punta delle scarpe. Sfornano un disco ricco di armonie e povero di chitarre: all’insegna del taking it easy, magari su una tavola da surf come suggerisce il mood allegro di “Blair Witch”, del rilassamento estremo che sparisce quando le foglie cominciano a ingiallire. Magari “Pythons” non reggerà  alla prova del tempo e, con il passare dei mesi, perderà  un po’ di quella freschezza che è il suo punto di forza e lascerà  il posto a qualche altro disco, come è ovvio e giusto che sia. Ma, quando e se lo farà , porterà  con se qualche ricordo.

Credit Foto: David Hamzik