è un messaggio d’amore continuo quello del terzo album in studio di Edward Sharpe & the Magnetic Zeros e non potevamo aspettarci altro dal figlio dei fiori Alex Ebert.

Dopo un passato musicale con il progetto Ima Robot ed un periodo difficile vissuto in una rehab per superare problemi di tossico dipendenza, il singer songwriter americano torna sulla scena musicale come Edward Sharpe (nome che deriva da una messianica figura nata da un suo progetto letterario durante la guarigione), un santone capellone e barbuto che predica gioia e amore in giro per in mondo con la sua family band di frikkettoni.
Un inizio in sordina con un tour itinerante per gli States in bus, due album in studio tra il 2009 e il 2012 e il successo grazie alle hits “40 Day Dream” e “Home” che portano alla band grande notorietà .

Con il loro folk candito di chitarre psichedeliche, cori gospel, un’infinità  di strumenti e chiarissimi riferimenti musicali agli anni della controcultura (evidenti, per esempio, gli echi Beatlesiani di “Let’s Get High”), il lavoro si presenta come un melting pot di suoni e colori che irradiano positività  ed energia.
Il sound caotico della band, che del caos ne fa una peculiarità , regge, durante tutto il tempo dell’album, il mantra del suo “profeta” che esalta costantemente la forza dell’amore. Un ridondante, fiorito e a tratti turbolento trionfo delle good vibrations. Ne sono un esempio pezzi come “Let’s get High”, il duetto con la sensuale e bravissima Jade Castrinos in “Two” , l’ottima “Please” o la simpatica “In the Lion”.

è plausibile, però, che ad un primo ascolto l’intero lavoro possa sembrare piatto nei contenuti. Il messaggio positivo di amore e allegria viene ribadito troppe volte, spesso con frasi che cadono nella banalità  (Joy, joy is the givin/ Give to eveybody, in Please). Ma sono i momenti di pausa dell’esaltazione del power of love come i brani “Life is Hard”, “This Life e Better Day” che conferiscono un senso alla filosofia e alla ripetitività  del messaggio.
Questi brani intimi e, per certi aspetti, cupi (I’ve been trying to pretend/ That death is my friend/ Oh this life/ This life ain’t for me now, canta in “This Life”) che stonano leggermente con l’obiettivo ottimistico dell’album regalano profondità  ed efficacia a ciò che la band vuole comunicarci. La vita non è sempre una giornata al mare ma l’atteggiamento positivo e l’accettazione delle vicissitudini della vita è ciò che ci fa stare a galla e che va, addirittura, onorato: When life is hard/ there is just one thing, let’s not forget/ Yes! Life is it!, recita in “Life is Hard”, in un coro emozionante semplice e celebrativo.

Edward ci mostra implicitamente di come il suo pensiero di pace e amore derivi da un esperienza di vita autentica non sempre serena, generato dal suo dolore, da un disagio autocostruito nel tempo e dal quale ad un certo punto è dovuto scappare. Un lavoro, come dice lui stesso, creato con le dita dei piedi radicate nel dolore ma con le mani in alto rivolte verso il sole.

Un’opera elementare nelle forma testuale ma autentica, onesta e reale proprio come tutto il progetto Edward Sharpe & the Magnetic Zeros. Poco importa se in fondo le lyrics a volte cadono nel classico e banale “All i need is Love”, (con tutto il rispetto per il look, le esperienze e i bellissimi propositi non è certo da Edward Sharpe e la sua band che ci aspettiamo insegnamenti e pensieri alla Osho), poichè con il loro sound e la loro attitudine sono in grado di infondere una giusta dose di energia, divertimento e positività . Per questa volta è abbastanza. Peace Out.

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Edward Sharpe & The Magnetic Zeros
[ Vagrant/Rough Trade – 2013 ]
Genere: indie folk, neo psychedelia , indie rock
Rating:
1. Better days
2. Let’s Get High
3. Two
4. Please
5. Country Calling
6. Life is Hard
7. If I Were Free
8. In the Lion
9. They Were Wrong
10. In the Summer
11. Remember to Remember
12. This Life