Terzo disco in quattro anni per i prolifici Sleigh Bells, consacrati commercialmente dal recente “Reign Of Terror”, assunti a icone di stile del popolo di Tumblr e graziati da una comparsata nella colonna sonora del recente successo più commerciale che artistico di Sofia Coppola, in una crescente e costante parabola di popolarità . Che sia stata proprio questa fama improvvisa e l’elevazione a divi di una nicchia particolarmente affezionata ai propri favoriti o, direbbero i più cattivi, una semplice mancanza d’idee, sta di fatto che Alexis Krauss e Derek Miller sembrano proporre lo stesso disco per la terza volta, con tutti i (pochi) pro e i (molti) contro del caso.

Se scarse e inappropriate erano quindi sembrate le evoluzioni tra primo e secondo disco, allora più indirizzate verso un trash-metal cinguettante generalmente piuttosto cupo o malinconico, nella nuova opera del duo americano la pigrizia continua a farla da padrone, andando stavolta a proporre l’unico slancio, se così possiamo definirlo, in una semplificazione piuttosto corposa delle melodie tanto da avvicinare i nuovi brani, se scarnificati dell’accanimento bombarolo (che, come si sarà  potuto intuire, è sempre il medesimo identico a se stesso sin dai tempi delle iconiche “Tell’ Em” o “Crown On the Ground”) alle più scialbe delle melodie di un omologato pop da classifica, a favore di una generale solarità  e vago ottimismo. Inutile dire che gli affezionati della formula noise-pop avranno ciò che desiderano, e che preso per quello che è il disco sa essere anche piuttosto piacevole, come accade in particolare negli episodi della title-track e della divertente “Sing Like a Wire”, ma a prevalere, dopo qualche primo ascolto entusiasta, sarà  la noia e la sensazione di un disco fatto frettolosamente e senza chiedersi poi troppo dove si voglia andare a parare.

Credit Foto: Petra Collins