Dovesse farcela con quella voce che si ritrova, mi stupirei alquanto, questo era il pensiero di Keith Richards nel 1978, bersaglio degli strali del funambolico toxic-guitarist degli Stones Declan Patrick MacManus. Se il nome risulta ai più totalmente sconosciuto e richiama piuttosto gli effetti alchemici di un double-malt delle highlands, il mistero viene svelato andando a leggere lo pseudonimo con cui è conosciuto nel mondo della musica questo raffinato songwriter inglese, Elvis Costello da Londra. Poi può capitare che dopo alcuni decenni di sfolgorante carriera, il nostro incontri nello show “Late Night with Jimmy Fallon” i Roots e fra il poliedrico marito di Diana Krall ed un gruppo hip-hop nasca uno strano, ma affascinante, connubio. Questo gruppo hip-hop, creazione del geniale Questlove, è attivo sulla rutilante scena musicale di Philadelphia dal 1987. Nei suoi galleggiamenti tra il filone principale e contaminazioni fusion e R&B, ha collezionato Grammy, premi e collaborazioni ad altissimo livello come, ora, quella con il menestrello inglese.

“Walk us uptown” è un ottimo assaggio, ritmi precisi e la voce di Costello raffinata e suadente, una melodia variegata e fresca che si dipana nella successiva “Sugar won’t work”, raffinato avvicinamento al sound dei Roxy Music, ci catapulta a nella natia Londra dell’englishman. Ma gli stars&stripes si riprendono legittimamente spazio “Refuse to be saved”, magmatica track in puro hip-hop sincopato. Le mille sfaccettature di questa unione vengono evidenziate in “Wake me up”, dove il lato jazzistico di Costello prende il sopravvento pur venendo contaminato dalle radici musicali dei Roots, un ottimo risultato finale. “Tripwire” all’incrocio dei generi musicali decide di prendere la strada del Rock & Blues arrivando quasi al soul. Anche la successiva “Stick out your tongue” si muove sulla strada R&B percorrendole con sapiente padronanza. Come “the meantimes” e (“She might be a) Grenade” sono la rivincita dell’hip-hop dei Roots. “Cinco minutos con vos” è una stravagante sorpresa spagnoleggiante, hip-hop in salsa iberica, sinceramente di questa ne avremmo anche fatto volentieri a meno. “Viceroys row “è un imbarazzante motivetto che sembra più una canzoncina per bambini che un pezzo degno di un esemble come questo.

Saltiamo velocemente alla seguente, la titletrack “Wise up ghost”, con atmosfere a tratti sognanti, un pezzo decisamente di alto livello da ascoltare con rilassata attenzione, ogni strumento è perfetto nell’esecuzione. La voce di Costello ben assecondata dai cori traccia un’aurora boreale di lucente bellezza. Anche “If I could believe” è da annoverare tra le cose migliori dell’album, una ballad lenta e toccante con il mr. McManus a vestire i panni di un crooner d’altri tempi. “My new hun”t è un’ondata di suoni elettronici, un hip-hop sintetizzato mai invadente e quasi suadente che ci porta a viaggiare nei panorami soffusi di “Can You hear me”. La penultima track ci fa omaggio di toni soffusi, eterei, note sospese nell’aria che si cerca di afferrare, ma che restano imprendibili a noi comuni mortali. Per finire abbiamo “The puppet has cut his strings”, piacevole mix a metà  strada tra jazz e hips da gustare con un bicchiere di buon vino in mano comodamente sprofondati nel proprio divano.

Questo album è la dimostrazione di come la musica possa unire più che dividere, mescolando due generi diversi, come il vaso di pandora che è il background di Elvis Costello e l’hip-hop del gruppo guidato dal geniale batterista-produttore Questlove Thompson. Il risultato ha portato a confezionare un prodotto variegato, dove si spazia tra diversi generi, senza apparente linea di continuità , ma con evidente varietà  di toni. Una tracklist di ben 15 pezzi è impegnativa, in questo caso una riduzione a 12, eliminando alcune canzoni decisamente sottotono, avrebbe reso più solido e corposo il prodotto finale. Alcuni pezzi si sollevano decisamente rispetto alla media regalandoci alcune chicche da riascoltare più volte. Sicuramente un buon album che vale la pena avere, non un’opera indimenticabile forse, ma decisamente tanta buona musica di livello. I testi sono da ascoltare e leggere con attenzione, nella più classica epopea costelliana, brillano per complessità  e profondità , rabbia, diritti ed amore vengono profusi in parti uguali.
L’album è stato prodotto dall’ingegnere del suono Steven Mandel nei Feliz Habitat Studios ed in parte proprio negli Hookery Crookery di Elvis Costello.