“Trance 44” il nuovissimo disco dei livornesi Appaloosa e quinto di un percorso sonoro impeccabile, celebra una estetica clubbing e dubby che si muove nella penombra di atmosfere morbidamente energiche rarefatte, una sofisticata mixture che affascina e coinvolge come dentro una notte da passare al limite della lussuria mentale. Marco Zaninello, Niccolò Mazzantini, Diego Ponte e Dyami Young, imbastiscono un sound engineering sul filo “internazionale” di una psichedelica ipnotica che evolve ritmi, pads emozionali e mistical vibes in continua successione, soprattutto quando il filo logico del registrato porta ad un annientamento totale della geografia fisica del dove si sia nel preciso momento in cui il fluido musicale del disco espande le sue sindromi amniotiche e intriganti.

Undici tracce in sospensione che si potrebbero inscatolare in small-sounding corposi e ritmati, oriente e big thinking dai colorati contorni notturni e che fanno ballare e perdere l’orientamento tra linee di basso marcate e sintetizzatori ricamanti, batterie in ossessione e aliti, echi, riverberi che frastagliano l’ascolto e l’immaginazione; certe nebbie Bristoliane “Deltoid”, “Jerry” arrivano a mischiarsi nelle atemporalità  immaginarie e tribali della titletrack e in “Lattanzi”, come aromi Massive Attack si innescano alla perfezione nei quarantacinque secondi vaporosi di “Were is the sonny?”, un ascolto totale col passo solenne della credibilità  al cubo che gli Appaloosa ““ qui anche con la collaborazione di Rico (Uochi Toki), Marina Mulopulos e Simone Di maggio ““ arrivano ad innescare al centro di una attitudine tutta sperimentale tra l’altro atta a reprimere ““ in poche mosse – la staticità  quotidiana dell’esistenza spicciola.

Dilatazioni e suggestioni orientali fanno il resto, prendono la mente e la sollevano nelle unità  melodiche del “trip annunciato” fino a farti avvolgere nella quasi aliena eccellenza con la quale questi livornesi ci hanno ““ nel tempo ““ abituato a non abituarci all’abitudine, alle cose con clichè al seguito. Allacciate le cinture di sicurezza, possibilità  di essere risucchiati in veggenze cool “Polfer”.

Credit Foto: Martino Chiti