Il londinese Steve McQueen trova la definitiva consacrazione con il suo terzo lungometraggio, che approfondisce il suo poema per immagini sul corpo umano e le sofferenze carnali inferte all’animo. Un percorso iniziato con “Hunger” in cui il corpo è usato come strumento di protesta e proseguito con “Shame” con le sue tormentate pulsioni sessuali. Questa volta la carne viene straziata, torturata e umiliata negli anni dell’epopea schiavista americana raccontata attraverso la vera biografia e gli occhi del violinista di colore Solomon Northup (magistralmente interpretato da Chiwetel Ejiofor candidato all’oscar per il ruolo) uomo libero ingiustamente ingannato, rapito e poi venduto negli Stati razzisti e schiavisti del Sud e ridotto ad animale da lavoro privato di qualsiasi identità  e dignità .

Lo sguardo di McQueen diviene più canonico, e per la prima volta non scrive il proprio soggetto ma si lascia guidare dalla sceneggiatura spoglia ed essenziale di John Ridley, cucita addosso al cineasta inglese alla quale si adatta e dà  forma immaginifica alla sostanza narrativa.
Il fil rouge della cinamotografia di McQueen sui diversi stadi della segregazione umana rimane preponderante, ogni immagine è un quadro, un’installazione artistica ed ogni posa umana scultura di carne ed anche in questo caso l’inabissamento dell’esistenza umana diviene tangibile e senza nessuna indulgenza verso lo spettatore. Il piano-sequenza, tanto amato dal regista, anche qui diviene strumento privilegiato per descrivere le torture e la sopraffazione dell’essere umano sul suo simile. Nessuna carezza empatica, nessuna redenzione tarantiniana, c’è il terrore e l’emozione che coinvolge lo spettatore e lo rende complice di tale scempio storico e umano che non bisogna dimenticare.

La cifra stilistica così geometrica che si concede alla potenza delle immagini lo rendono un film enorme, impreziosito dalle interpretazioni fugaci ma convincenti dei comprimari (Paul Giamatti, Paul Dano, Brad Pitt, Benedict Cumberbatch) ma soprattutto dalle performance sugli scudi dell’attore feticcio Michael Fassbender, che qui da volto e brutalità  ad uno dei personaggi più sadici e terribili del grande schermo, e la straordinaria Lupita Nyong’o che si guadagna un meritatissimo oscar.
Coraggioso e visivamente forte il film di McQueen colpisce, stordisce e incanta. Ci voleva un inglese di colore per poter raccontare sul grande schermo una delle vergogne storiche della nazione democratica per eccellenza, il film definitivo sulla schiavitù attraverso un personaggio realmente esistito e che il regista tratteggia con purezza e realismo resistendo ad ogni tentazione di farne un eroe.
Oscar dovuto.

Indie Top Ten, nona posizione
Rating:

Regia: Steve McQueen
Distribuzione: BIM
Sceneggiatura: John Ridley
Fotografia: Sean Bobbit
Montaggio: Joe Walker
Costumi: Patricia Norris
Scenografie: Adam Stockhausen
Musiche: Hans Zimmer
Con: Chiwetel Ejiofor, Lupita Ngyong’o, Michael Fassbender, Brad Pitt, Paul Giamatti, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Sarah Paulson
Durata: 134′









Il Trailer