Ci sono artisti che trovano presto il proprio stile e lo mantengono, ce ne sono altri che invece si divertono a cambiare di continuo pelle e anima musicale seguendo la legge dell’istinto. Il neozelandese Liam Finn appartiene di diritto a questa seconda categoria di musicisti: quelli allergici alle convenzioni, che le etichette non le indossano nemmeno sul retro delle t-shirt o delle camicie. Figlio di Neil Finn (Split Enz, Crowded House, The Finn Brothers) fortunatamente non si è mai accontentato di vivere di luce riflessa. Inizio carriera all’insegna del punk e del cazzeggio con i Betchadupa poi due album solisti (“I’ll Be Lightning” e “FOMO”) uno registrato con i BARB e nessuna voglia di ripetersi.

Abbandonato da tempo il folk post break up di “I’ll Be Lightning”, in “The Nihilist” Finn fa una pericolosa inversione a U e prende una direzione contraria rispetto al passato. Lasciandosi alle spalle i paesaggi incontaminati della verde New Zealand per inoltrarsi nelle strade di New York, città  in cui si è trasferito da poco. Se in “FOMO” lavorava per sottrazione, mettendo da parte gli esperimenti per dedicarsi alla semplice arte del songwriting, con questo terzo disco (registrato con l’aiuto di collaboratori di tutto rispetto come James Milne, Ceci Herbert, EJ Barnes, e il fratello Elroy Finn) fa esattamente l’opposto abbracciando in pieno ogni tipo di stravaganza compositiva e musicale. Come se di recente non avesse fatto altro che ascoltare i dischi di Animal Collective e il Thom Yorke solista di “The Eraser”, oltre alle evoluzioni sonore dell’amico Connan Mockasin.

Ascoltare “The Nihilist” è un’esperienza complessa, straniante. Frequenti sprazzi di elettronica, power pop mutante, nevrotico electro rock fatto apposta per maltrattare la chitarra, love song perverse (“Snug As Fuck”) e sexy (“Ocean Emmanuelle”, “Miracle Glance”, “Dreary Droop”). Una sgangherata ode alla donna con gli zigomi più famosi di Hollywood (“Helena Bonham Carter”) e la divertente (autobiografica?) cronaca di una discussione con papà  (“Wrestle With Dad”) tanto ormai il 19 marzo è passato e possiamo tornare tranquillamente a scontrarci con il capofamiglia di turno. Ritmi multiformi (“The Nihilist”) cupi e incalzanti (“4 Track Stomper”, “Arrow”) che sembrano riflettere le mille anime della Grande Mela nascosta, notturna, lontana dal turismo e dai clichè abusati stile “Sex And The City”.

Un disco fuori dagli schemi, sfuggente, un puzzle da comporre pezzo dopo pezzo. Spiazzante ma anche affascinante, come spesso sono le cose più “difficili”. Il segreto per apprezzarlo è accettarne la stranezza senza tentare di capirla ma godendosela, lasciandosi trasportare in questa esotica New York vista con gli occhi di Liam Finn. Professione: musicista che ama sorprendere.

Cover Album

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The Nihilist
[ Yep Rock – 2014]
Genere: psych folk, psych pop
Rating:
1. Ocean Emmanuelle
2. The Nihilist
3. Snug as Fuck
4. Helena Bonham Carter
5. Burn Up The Road
6. Dreary Droop
7. Miracle Glance
8. 4 Track Stomper
9. Arrow
10. I
11. Wild Animal
12. Wrestle With Dad