Forse non c’è alcuna correlazione, ma mi piace pensare che in Toscana si stia sviluppano una scuola shoegaze contemporanea che, da quei Platonick Dive di cui abbiamo spesso parlato, arriva fino ai Verily So, trio che nella realizzazione del nuovo “Islands” si è trasformato un quartetto con l’aggiunta del batterista Antonio Laudaz.
Se la prima delle due band (entrambe livornesi) guarda non solo al periodo d’oro del genere, ma anche verso il futuro con numerose ed interessanti frequentazioni con il sottobosco elettronico italiano, i Verily So preferiscono concentrarsi sui suoni che proprio allo shoegaze hanno condotto: un’immersione ligia e commovente negli anni ottanta del rock più alternativo, senza dimenticare gli esordi vicini ad un folk intimista (che torna brevemente al principio di una “Never Comes Back” che si rivelerà  poi emozionante cavalcata rock).

A corredo dunque di alcune stupefacenti perle shoegaze (su tutte l’eterea esplosione di “Sudden Death”), il disco sforna ballate romantiche (una “Not at All” che ricorda assai i National) e pregevoli incursioni dark-pop (l’iniziale “To Behold”: così immediata da essere scelta anche come primo singolo).

Al difficile banco di prova del secondo album, i Verily So si presentano maturi e attenti, confezionando un’opera che saprà  convincere gli appassionati e possiede ampiamente la caratura per oltrepassare i confini, sempre più virtuali, del Bel Paese.

Cover Album

Islands
[ V4V – 2014]
Genere: alt-rock, dark, folk, shoegaze
Rating:
1. To Behold
2. Cold Hours
3. Never Come Back
4. Sudden Death
5. Ode To The Night
6. Not At All
7. Nothing In The Middle
8. Islands