Senza dubbio il terzo disco dei newyorchesi Parquet Courts porta con sè una buona dose di aspettative: si può considerare il quartetto (approdato sotto l’egida della prestigiosa label Rough Trade) come una delle più interessanti next big thing dell’indie americano o semplicemente come i più recenti alfieri di un sound che dall’inizio degli anni ottanta è giunto fino ad oggi (anche se le influenze dei quattro ragazzi guardano pure più indietro con, per esempio, i Velvet Underground citati a più riprese nelle trame di chitarra).

Tutte le attese comunque sono ottimamente ripagate e “Sunbathing Animal” è un disco praticamente ineccepibile: nelle tredici tracce dell’album non troverete nulla di nuovo, certamente, ma dallo scazzo iniziale di “Bodies Made Of” all’etereo commiato della conclusiva “Into the Garden” tutto gira alla perfezione. In questo straordinario mix di urgenza giovanile (stateci fermi voi solle note di “What Color Is Blood?”) si alternano sfuriate punk (o meglio post-punk, vedi “Sun bathing Animal”), ballatone noise (come altro si potrebbe definire “She’s Rolling”), psichedelia slabbrata (“Istant Dissembly”) e ricordi blues (“Ducking & Dodging”) con brevi intermezzi/divertissement a ricordarci di non prendere tutto così seriamente.

Non cambierà  le vostre vite sul lungo periodo e forse, durante l’anno, usciranno dischi più nuovi, più memorabili, ma “Sunbathing Animal” è un album fottutamente sincero e generoso, di quelli che fanno bene (a noi ascoltatori e alla musica tutta).

Credit Foto: Ebru Yildiz