Sono passati più di dieci anni da quando i Gang Of Four hanno preso la decisione di rimettersi definitivamente insieme, per cercare di riannodare quel filo di musica e critica sociale che sembrava essersi spezzato nel lontano 1984. Galvanizzati dagli elogi e dalla stima di tante band e musicisti che sui loro dischi (“Entertainment!” e “Solid Gold” più degli altri) avevano imparato a suonare la chitarra e ad allenare il cervello, ci hanno dato dentro a suon di concerti riuscendo anche a ritagliarsi abbastanza tempo per registrare nuovamente i loro pezzi più famosi in “Return the Gift” (un’operazione puramente commerciale) e a fare un nuovo album, “Content”, nel 2011. Quattro anni dopo Andy Gill è ormai l’unico rimasto della Gang originaria dopo l’allontanamento, in periodi diversi, di storici collaboratori come Dave Allen, Jon King, Hugo Burnham. Ad accompagnarlo una nuova formazione con Thomas McNiece al basso, Jonny Finnigan alla batteria e John “Gaoler” Sterry alla voce, a cui tocca il non semplice compito di non far rimpiangere King.

Si diceva, dei “vecchi” Gang Of Four, che fossero estremi(sti) nei testi e nelle (comuniste) idee politiche ma tutto sommato accessibili, ballabili. Che i Gang Of Four del nuovo millennio volessero essere diversi dal passato lo si era già  capito con “Content” e “What Happens Next” lo conferma. Il ritmo pulsante, la chitarra tagliente, acuminata, sferzante ci sono ancora ma il sound è più pulito, più tecnologico, decisamente meno spinoso di una volta (ma del resto neppure i musicisti sono gli stessi). Sempre glaciale ma più educato, sempre sperimentale ma meno ardito, più riflessivo, con quei feedback improvvisi e lancinanti con cui Gill tanto si è divertito in passato che lampeggiano sicuri in “Isle Of Dogs” e ammiccano sinuosi in “First World Citizen” e nell’accattivante “Stranded”. Che i Gang Of Four (o per meglio dire Andy Gill) si siano arresi? No, nemmeno per sogno. E, anche grazie ai tanti ospiti che popolano “What Happens Next”, sono sempre in grado di movimentare le cose. A primeggiare è soprattutto Alison Mosshart, ovvero la signora dei The Kills e dei Dead Weather, che si appropria delle rockeggianti “Broken Talk” e “England’s In My Bones” con piglio e personalità .

Ma ci sono anche il cantautore tedesco Herbert Grönemeyer, sua la doppia versione in tedesco e inglese della ballata elettronica “Dying Rays”, Robbie Furze dei The Big Pink (una graffiante “Graven Image”) e il chitarrista giapponese Tomoyasu Hotei (l’ottima “Dead Souls”). Certo i Gang Of Four del 2015 non cercano più di fare la rivoluzione, nè politica nè musicale, questo va detto. La storia, loro e altrui, ormai è stata scritta. Criticano ancora il sistema, in una spigolosa “Where The Nightingale Sings” e nella marziale “Obey The Ghost Of The Colony” più che altrove, ma con meno intransigenza. Perchè Andy Gill non ha più vent’anni e lo sa perfettamente che ribellarsi non basta per cambiare le cose, ma a volte aiuta. E poi di stare zitto lui non ha proprio voglia. Finchè i risultati sono solidi e interessanti come questo “What Happens Next”, che rispetto a “Content” è decisamente più ispirato, ben vengano.

Credit Foto: D.J.Markham / CC BY-SA