I fan di Grey’s Anatomy probabilmente avranno già  sentito la musica di Odessa, magari senza saperlo. La sua “I Will Be There” infatti ha fatto parte della colonna sonora dell’undicesima stagione della serie tv creata da Shonda Rhimes. E “Grow” si poteva invece ascoltare in un episodio andato in onda lo scorso febbraio. Ma chi è Odessa? Dietro al curioso moniker si cela una ragazza di ventotto anni originaria di Santa Rosa (California). Rose Jorgensen, questo all’anagrafe il nome di Odessa, non è esattamente una novellina nel mondo della musica. E non è neppure un prodotto di X Factor o di altri reality musical- televisivi. Rose si è fatta le ossa a Nashville, prima come cantante bluegrass nei Bearfoot, poi suonando il violino con quei pazzoidi degli Edward Sharpe and The Magnetic Zeros e con Gill Landry degli Old Crow Medicine Show. “Odessa”, il suo primo disco da sola, segue a stretto giro di posta un EP uscito nel 2014.

Il mondo musicale di Odessa è più vario di quanto le note della romantica “I Will Be There” non lascino immaginare. C’è tanto folk in questo esordio, folk di quello buono. Fatto di armonie e chitarre calde, un po’ sognanti, che accompagnano la voce senza disturbare. Ma ci sono anche arrangiamenti più complessi (i violini di “Love Alone”, gli archi di “Grow”) perchè a produrre “Odessa” è un certo Jacquire King, uno che ha dato una mano anche a Norah Jones, a Tom Waits e ai Modest Mouse. L’uomo giusto al posto giusto insomma. Ed è anche suo il merito se possiamo goderci l’anima più dark di Odessa in “Shallow Heart” o apprezzare il pianoforte di “Gather Round”. Merito suo, ma non solo suo. Perchè c’è molto del talento di Rose Jorgensen in “Odessa”. La tradizione riveduta e corretta con stile di “Hummed Low”, le storie di piccola America di “Picture Of A Woman” e “Black Butterfly”. La chiusura quasi strumentale con una “Western” che western lo è di nome e di fatto.

“Odessa” insomma è un esordio tutto da scoprire. Un disco aggraziato ed elegante, che ogni tanto flirta apertamente con la perfezione del pop più levigato e radiofonico (“My Match”) perchè in America le radio o le accontenti o ti ignorano. Un disco che mischia tradizione e modernità  provando (e riuscendo) a essere diverso dal solito. Segnatevi il nome di Rose Jorgensen in arte e in musica Odessa, perchè probabilmente ne sentiremo ancora parlare.