Con l’arrivo della bella stagione arriva anche il blockbuster estivo targato Disney che dopo i flop al botteghino di “Prince of Persia”, “John Carter” e “The Lone Ranger” ora ci riprova mettendo in campo l’artiglieria migliore affidando la regia al talento di Brad Bird nato e custodito sotto l’egida della Disney -sin da quando era quattordicenne- nonchè regista doppio premio oscar con “Gli Incredibili” e “Ratatouille” che torna a girare in live action dopo la buona prova di M”ission: Impossible – Protocollo Fantasma” rifiutando nel frattempo la proposta di girare la nuova trilogia di “Star Wars”, affidata poi al demiurgo J.J. Abrams, pur di concentrarsi su questo progetto.
Un budget notevole di 200 milioni di dollari, Damien Lindelof l’autore di “Lost” e “The Leftovers” alla sceneggiatura, i premi oscar Michael Giacchino alle musiche e Claudio Miranda alla fotografia ed un cast con George Clooney fiore all’occhiello e Hugh Laurie fuori dai panni del dottor House sono ingredienti succulenti, pregiati e difficili da ignorare.

“Tomorrowland”, è uno sci-fi che prende ispirazione dall’attrazione creata e voluta da Walt Disney a Disneyland, nel 1955, ed ora pronta a prendere vita sul grande schermo. Dato per certo al Festival di Cannes, il film Disney ha invece ‘saltato’ la vetrina della Croisette, seminando non pochi dubbi sui perchè di una così clamorosa e inattesa assenza. Ed in effetti qualcosa non quadra.

La strana creatura di Bird e Lindelof è un ibrido che ambisce all’originalità  dei temi e dalla morale positivista da sempre marchio dello spirito disneyano che fa da contraltare al catastrofismo odierno ma finisce per perdere la bussola e ritrovarsi nel vasto oceano del già  visto, una sorta di Interstellar per adolescenti che mal gestisce i toni da screwball comedy e action-fantasy deludendo in entrambi i casi.

Anche la tanto vituperata e stupefacente Tomorrowland non viene valorizzata a dovere, e laddove viene infarcito di splendendi e geniali effetti speciali si perde in una trama inconsistente e con buchi narrativi irrisolti o poco credibili e fruibili dalla mente contorta e controversa di Lindelof. Quello che ne esce è un potenziale incredibile, sia a livello visivo che ecnico e narrativo sprecato. Il modello d’intrattenimento cinematografico classico e genuino, di matrice spielberiana anni 80, a cui la Disney ambisce ormai da tempo viene disattesa ancora una volta. Per Bird invece per fortuna è di nuovo in sella nell’animazione in casa Pixar con il sequel de “Gli Incredibili”.