A cena c’è una Rocca bellissima, questa prima di riportare l’attuale dicitura Rocca Malatestiana Bene Comune è stata una fortezza ed una prigione.
Con la mente è suggestivo ritornare a quei secoli di patimenti e guerre furenti, tra malattie, perdita e desolazione. In un periodo storico che cerca di celare differenze e conflitti vedersi un tipo come Lanegan ricordando tali suggestioni è un fantastico modo di farsi cullare da pensieri lontani.
La concentrazione diventa qualcosa di potente: una calamita capace di far dirigere gli sguardi di tutti i presenti sul palco, attirati da una voce difficilmente confondibile. Con lui c’è una band dannatamente capace di suonare, e alla fine tocca rimarcare la solita frase sul fatto che per sentire “suonare” bene sei obbligato a rivolgerti ai vecchi mestieranti. E partendo da “The Gravedigger’s Song” l’epopea si dipana gelida, tra un gin e l’altro i pezzi girano nell’aria che si fa oscura e carica. Mark Lanegan ogni tanto ringrazia i presenti con una voce proveniente da un’altra dimensione sotterranea, quasi a richiamare i vecchi prigionieri della Rocca.

L’immagine di quell’America da film country abbastanza recenti per ritrovarci oltre i cowboys anche qualche storia di alieni, navicelle cadute nel deserto americano e sceriffi pronti ad insabbiare le prove con l’aiuto dei Federali. Le scopate nei motel squallidi e gli alcolici per le serate solitarie si fondono e sono lì sul palco con lui, con loro.

Davanti a noi i fantasmi si muovono tra chitarre, bassi, batteria e strumenti elettronici – l’intervista a Lanegan dove parla di iPad ha fatto sobbalzare tutti – fino ad un regalo: “Atmosphere” dei Joy Division, dono che francamente lascia basiti e senza parole. Io dei Joy Division non so proprio cosa dire, rimangono altra cosa dalle classiche conversazioni di musica davanti ad una birra.
Il repertorio è tutto lì con la sua umidità  che si attacca alla pelle ed ai vestiti, l’energia ed il carisma vibrano e il pubblico – grazie a Dio i pochi allampanati tipi con la barba curata e le camicie più brutte del mondo erano coperti dai simil metallari – tutto si è lasciato divorare.

Una volta usciti c’è una discesa verso la piazza in direzione macchina, si abbandona Cesena sperando di tornare in quel luogo così distante dalla realtà  dove si può immaginare nuovamente il passato. Lanegan ha suonato in giro per tutto il mondo, ma certamente avrà  apprezzato la serata ed il palcoscenico. L’estate se ne sta andando ed evitando costantemente il fumo delle novità  impalpabili ci si è rifugiati senza ritegno nel buon “usato sicuro”, scelta azzeccata grazie Cesena.