Il 28/10/1998 usciva “1965”, il sesto album in studio degli Afghan Whigs. L’impronta che Greg Dulli da all’album con un abile lavoro da alchimista è sicuramente un continuo del lavoro grunge e post-punk iniziato dalla band con i primi cinque album ma intriso di jazz, soul e R’n’B. A cominciare dalle tematiche che incontriamo nei testi delle 11 canzoni per arrivare poi agli arrangiamenti (disco prodotto per intero da Dulli) sembra di ascoltare a tratti un disco di Prince che di un gruppo alternative rock di Cincinnati. Venne fuori qui per la prima volta la vena nera degli Afghan che decisero di registrare l’album a New Orleans (dove altrimenti?) per impregnare ogni nota della sofferenza e della profondità  che solo gli studi di quella città  riescono magicamente a dare.

Il sound che Dulli cerca per l’album è formato, oltre che della ormai fedele chitarra a sei corde di Rick McCollum, di fiati, pianoforte e violini, per un totale di circa trenta musicisti che si alternano tra le composizioni del disco. Le tematiche principali sono il sesso e la sessualità , intesa come lotta tra due amanti che ardono di passione e desiderio l’un verso l’altro. Lotta sottolineata dalla complessità  delle partiture, che a volte risultano ridondanti rispetto al testo, ma che in brani come “John The Baptist” lasciano impressa nella mente di chi ascolte quello che passa per la testa di Greg. I brani fondamentali sono la ballata, quasi in stile Marvin Gaye con il chiodo di pelle, “Neglected” di cui ritengo fondamentale un passaggio per descrivere il tutto: You can fuck my body, baby/ But please don”t fuck my mind.

Gli Afghan Whigs tirarono fuori dal cilindro un album che non ci si aspetta da un gruppo rock bianco nell’anno del signore 1998, ma che fu una naturale esplosione di quello che Greg Dulli covava dentro dopo la folata iniziale di grunge, tanto da poter affermare in una delle prime interviste in occasione dell’uscita del disco, che difficilmente ci sarebbe stato un album più rock del suo quell’anno. Ed il riuscire a tenere insieme elementi così distanti tra loro è un vero trionfo. Un album fondamentale nella carriera della band.
I don’t sleep, because sleep is the cousin of death. (Omertà )

The Afghan Whigs ““ “1965”
Data di pubblicazione:
27 Ottobre 1998
Studi di regitrazione: Great Kingsway Studios, New Orleans
Tracce: 11
Lunghezza: 41:35
Etichetta: Columbia
Produttori: Greg Dulli

Tracklist:

1. Somethin’ Hot ““ 2:58
2. Crazy ““ 4:04
3. Uptown Again ““ 3:11
4. Sweet Son of a Bitch ““ 0:23
5. 66 ““ 3:23
6. Citi Soleil ““ 5:06
7. John the Baptist ““ 5:34
8. The Slide Song ““ 3:54
9. Neglekted ““ 4:01
10. Omertà  ““ 5:40
11. The Vampire Lanois ““ 3:21

Ascolta per intero “1965”: