Quest’anno gli Elbow compiono quindici anni di carriera, tanti ne sono passati più o meno da quando quel gioiello intitolato “Asleep in the back” ha fatto la sua comparsa nei negozi trasportandoci nel mondo crepuscolare e malinconico della band di Guy Garvey.

“Courting the squall” è il primo lavoro solista del leader degli Elbow e come spesso accade la mela non cade lontano dall’albero, possiamo infatti ritrovare in queste dieci composizioni del musicista mancuniano tutta l’eleganza compositiva che ha contraddistinto “The take off and landing of everything”dello scorso anno, con in più in aggiunta alcune soluzioni di carattere jazzistico (“Harder Edges”, “Belly of the whale”, la splendida “Electricity”, cantata in duetto con Jolie Holland) che ben si sposano con le atmosfere tipiche della band madre.

Ma al centro, come sempre, c’è quella che possiamo reputare una delle voci più belle e intense della generazione degli anni zero, capace da sola di risollevare la sorte di brani non sempre ispiratissimi (vedi la titletack, “Jaggernaut”, “Yesterday”), che sono da considerare poco più di outtakes di “TTOALOE” ma che con il trattamento dell’ugola Garvey riescono lo stesso a portare a casa il risultato.

Se non proprio un capolavoro, “Courting the squall” è da considerarsi un lavoro maturo che vede il suo protagonista per la prima volta lontano dalla sua band, di cui possiamo ritrovare comunque eco nella nervosa “Angela’ s Eyes” e nel crescendo che non conosce mai esplosione di “Unwind”, brani che risaltano all’interno di un disco più che buono che, forse, risente di un pò mancanza di coraggio in fase compositiva, cosa che avrebbe contribuito a rendere questo album ben di più di un’occasionale fuga dagli Elbow.