All’Attimo Fuggente siamo un po’ allergici alle classifiche. Tuttavia è sempre lusinghiero che tanti vogliano conoscere i nostri dischi dell’anno. Così, anche stavolta, non ci sottraiamo a questo giochino (perchè non è niente di più che un giochino).

Il 2015 è stato un altro anno dominato, nei nostri gusti e nei nostri ascolti, dalle voci femminili: più della metà  dei nostri album del cuore sono cantanti e suonati da artiste. Eppure, lasciata da parte ogni velleità  di tirare fuori dal cilindro un nome a sorpresa, dobbiamo ammettere che l’anno è stato dominato dal nostro amico del Michigan. Per noi è solo la conferma di una grandissima carriera e l’ennesima riprova che scrivere canzoni a cuore aperto è il modo migliore per rapirci il cuore.

#10) MY AUTUMN EMPIRE
Dreams Of Death And Other Favourites
[Wayside And Woodland Recordings]

Il quarto album di My Autumn Empire, da sempre alter-ego solista di Ben Holton degli Epic45, va decisamente in controtendenza rispetto al predecessore “The Visitation” e, lontano dalla sua stralunata psichedelia pop, è incentrato su languide sensazioni stagionali, sui canzoni di un folk timido e sognante, i cui gentili passaggi acustico-ambientali scolorano placidamente in progressioni d’organi e stratificazioni atmosferiche.

Una piccola raccolta di suoni, visioni e percezioni volatili, catturate da Ben Holton, sempre più ascetico e ispirato cantore delle sconfinate distese di un altrove naturale dall’animo incontaminato.

#10) ex – aequo LORNA
London’s Leaving Me
[Words On Music]

Dopo un album autoprodotto nel 2003 e tre lavori per Words On Music nei successivi dieci anni i Lorna ci hanno regalato “London’s Leaving Me”, nelle cui nove canzoni rielaborano il loro irreprensibile e umbratile indie-pop, dalle delicate sfumature folk e psichedeliche.

Ascoltando “Wayne Mills”, “In Amber” o “Like Alastair Sim”, si rimane incantati, in una bolla lontana dallo spazio e dal tempo e ci rendiamo conto che c’è sempre qualcosa di fatato nelle loro canzoni pop: le voci di Mark e Sharon Rolfe che si intrecciano soavemente, gli arrangiamenti ricchissimi e misurati, le delicate e incantevoli intuizioni melodiche. I nuovi brani hanno il profumo della nostalgia e i colori virati seppia di una foto sbiadita.

#9) HEATHER WOODS BRODERICK
Glider

[Western Vinyl]

L’abbiamo vista prestare le sue fantastiche doti di polistrumentista al finaco di Sharon Van Etten, ma Heather Woods Broderick rimane una cantautrice a tutto tondo e, nel 2015, firma un nuovo album a proprio nome. “Glider” conserva la consistenza fragile e le atmosfere eteree dell’esordio di sei anni fa, tuttavia le strutture compositive sono più articolate.

Proprio nell’amplissimo ventaglio di suggestioni stilistiche e riferimenti possibili va ricercata l’essenza di “Glider”, quella di un’artista a tutto tondo, in grado di carezzare ed ammaliare con le proprie suadenti canzoni a mezz’aria.

#8) COLLEEN
Captain Of None
[Thrill Jockey]

Dall’astrattezza di frequenze e samples degli esordi alla tangibilità  acustica di “Captain Of None”, per Cèclie Schott il filo conduttore è sempre la spontaneità  della creazione musicale. Nel nuovo album la compositrice francese consolida e sviluppa i capisaldi della sua ritrovata ispirazione in otto brani, tre dei quali strumentali e cinque nuovamente cantati. innervando il proprio fragile universo sonoro di pronunciati accenti ritmici di tradizioni musicali primitive (in particolare africane e giamaicane), senza con ciò disperdere la propria grazia.

Un album unico, davvero estraneo a ogni coordinata spazio-temporale.

#7) JULIA HOLTER
Have You in My Wilderness

[Domino]

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Il quarto album di Julia Holter è di quelli che scombussolano ogni convinzione. Chi l’ha amata per le sue sperimentazioni, per il suo approccio artistico senza compromessi, ne è rimasto spiazzato. Chi, invece, crede che la melodia sia fondamentale nell’avvicinarsi alla canzone non potrà  che riconoscere all’artista californiana capacità  quasi sovraumane.

Le canzoni, infatti, sono l’autentico fulcro di “Have You In My Wilderness”, benchè declinate secondo la composita sensibilità  della Holter, che infatti non rinuncia alla ricerca di soluzioni peculiari. L’album si pone sul versante di un ricercato pop orchestrale sostenuto da modulazioni sintetiche in prevalenza morbide e sognanti e vince su tutta la linea, mettendo d’accordo i fan della sperimentazione sonora e quelli della melodia .

#6) LIGHTNING IN A TWILIGHT HOUR
Fragments Of A Former Moon
[Elefant]

La nuova avventura di Bobby Wratten non guarda solo al passato ma fa convivere il pop malinconico che da sempre contraddistingue l’uomo che ha creato The Field Mice e Trembling Blue Stars con una spiccata propensione all’elaborazione di texture elettroniche, sfocianti talvolta in qualcosa di molto simile alla musica ambientale.

Insieme a Michael Hiscock al basso ritornano anche l’immancabile Beth Arzy e addirittura Anne-Mari Davis ma nel lavoro a fianco a malinconiche stille indie-pop, dal vago sapore retro-futurista è presente un lato ambientale, già  sottotraccia in gran parte del canzoniere di Wratten, che si eleva in primo piano nei brani strumentali. Cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia: Bobby Wratten è sempre un artista straordinario.

#5) REVOLUTIONARY ARMY OF THE INFANT JESUS
Beauty Will Save The World
[Occultation Recordings]

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“Beauty Will Save The World”, fin dall’impegnativo titolo dostoevskiano, è un album impegnativo, dolente, catartico e unico. A distanza di venti anni dalle ultime apparizioni, ritorna la band di Liverpool e con canzoni come “Après le temps” o “A Crowd Of Stars”, (uno dei brani dell’anno) elargisce a piene mani musica dal profondo contenuto suggestivo e di assoluta, maestosa e oscura avvenenza.

Nei momenti più bui e difficili la bellezza assume un’importanza ancora più grande.

#4) CHANTAL ACDA
The Sparkle In Our Flaws

[Glitterhouse]

Due anni dopo l’incantevole “Let Your Hands Be My Guide”, l’artista di nascita olandese ma belga d’adozione, registra nello studio di Peter Broderick a Portland, “The Sparkle In Our Flaws”. La voce setosa della Acda è l’architrave sulla quale poggiano otto nuovi brani pennellati con l’abituale tocco lieve e con un perfetto dosaggio di note, timbriche e arrangiamenti.

Ancora una volta le canzoni di Chantal Acda sono piccoli miracoli di vulnerabilità  e misurata forza espressiva, di armonia ed eleganza senza pari.

#3) SARA FORSLUND
Water Become Wild

[Time Sensitive Materials]

La voce di Sara Forslund si era fatta apprezzare nel duo Birch And Meadow con David Wenngren (Library Tapes). Nel suo debutto solista sulla lunga distanza, con l’aiuto della chitarra acustica, la svedese condensa linguaggio cantautorale e un intimismo risonante che non necessita di dispositivi elettronici nè interventi di produzione per tratteggiare bozzetti di sognante introspezione.

Non per questo “Water Became Wild” è un album di cantautorato classico, grazie alla ricerca di minimali soluzioni d’arrangiamento funzionali ad esaltare attraverso sfumature molteplici la disarmante profondità  di canzoni di fragile forza espressiva.

“Water Became Wild” è uno spazio di rigenerante penombra, un luogo dell’anima da scoprire e conservare con cura.

#2) KRISTIN MCCLEMENT
The Wild Grips

[WIllkommen]

Per riuscire ad assaporare e comprendere a fondo i nove brani che compongono l’esordio di Kristin McClement, cantautrice sudafricana, da tempo trapiantata a Brighton occorre, come per un buon vino, il tempo necessario perchè possa respiri e decantare.

La voce calda e suadente, ma al contempo solenne e austera, gli arrangiamenti ricchi di strumentazione classica e venati di discreta elettronica, i testi poetici ed evocativi rendono “The Wild Grips” un lavoro rigoroso e esigente che, dimentico di mode e movimenti, è un esempio eclatante di folk concepito ed eseguito con sentimento, talento e passione.

#1) SUFJAN STEVENS
Carrie & Lowell

[Asthmatic Kitty]

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Un album così denso di sentimento non può essere raccontato a parole; è necessario l’ascolto delle sue canzoni e la lettura dei testi, mai così personali e accorati, per comprendere la grandezza e l’assoluta sincerità  di questo artista che, dalle nostre parti abbiamo sempre amato e supportato.

Qualora, dopo ripetuti ascolti non giungesse la commozione e non continuassero ad arrivare lunghi brividi consigliamo un check up completo. Siete ancora vivi? Respirate? O il vostro cuore è ormai di pietra?