Il problema dei luoghi comuni è che molto spesso ci azzeccano, il più diffuso nell’ambito del rock alternativo italiano è che Adriano Viterbini dei Bud Spencer Blues Explosion sia il miglior chitarrista italiano, e se questo non è vero (chi ha assistito alle deflagranti esibizioni dei BSBE è pronto a giurare il contrario) possiamo affermare senza alcun dubbio che un posto su di un ipotetico podio è suo di diritto.

“Film o sound” arriva due anni dopo “Goldfoil”, lavoro completamente strumentale dal quale differisce non solo per la presenza di un brano con un ospite alla voce (Alberto Ferrari dei Verdena canta in “Bring it on home to me”, cover di Sam Cooke) ma soprattutto per il fatto di aver spostato il baricentro geografico attorno a cui gira l’album, non più il blues di matrice statunitense bensì quello misterioso e ammaliante del Malì e dintorni, in tal senso è indicativa la presenza di Bombino e della sua chitarra, ospiti nella trascinante “Welcome Ada”.

Blues e world music si fondono sapientemente mescolati dalla chitarra ispirata del musicista romano in un disco che forse è quanto di più distante dai gusti dell’ascoltatore indie medio italiano, un album nel quale spesso si fa fatica a riconoscere i brani autografi dalle illuminate cover proposte(su tutte “Tunga magni” di Boubacar Traorè e “Malaika” di Fadhili William Mdawida in cui Morricone incontra l’Africa) tanto è stato bravo Viterbini ad abbattere ogni confine possibile, difficile poi restare fermi di fronte al sound danzereccio dell’iniziale “Tubi innocenti” o non farsi trasportare dall’hand clapping dalla sopracitata “Welcome Ada”.

Adriano Viterbini non è solo un virtuoso della chitarra, sbaglia chi lo considera così, è un musicista curioso e capace di ragionare oltre gli schemi nazionali che, come ha più volte dimostrato, gli stanno stretti, un’artista che dimostra con questo “Film o Sound” quello che chi vi scrive ha sempre pensato, ovvero che i BSBE sono solamente la punta dell’iceberg delle sue capacità  espressive