I londinesi Teleman, al secolo Tommy Sanders, Jonny Sanders, Pete Cattermoul e Hiro Amamiya, sono stati una gran bella sorpresa nel 2014 quando se ne sono usciti con “Breakfast” ravvivando le ceneri di una band come i Pete And The Pirates che avrebbe meritato miglior fortuna. Meglio è andata ai Teleman che, dopo due anni, tornano alla carica con questo “Brilliant Sanity” affidandosi a un produttore rinomato come Dan Carey (Bat For Lashes, Kate Tempest, Nick Mulvey). Risultato: undici canzoni a tutto pop e a tutto synth, ma sintetizzatori rigorosamente vintage: Mellotron, Roland Jupiter e Korg Trident. Parola d’ordine: non prendersi troppo sul serio, anche grazie a testi che spesso sono meravigliosamente nonsense.

Scritti quasi per intero on the road mentre i Teleman erano sul tour bus e per distrarsi potevano solo guardare fuori dal finestrino elaborando la spicciola filosofia anti stress di “English Architecture”, “Devil In My Shoe” e di una “Drop Out” al limite dello psichedelico, merito forse delle luci colorate che i Teleman hanno detto di aver usato la registravano. Ma di aeroporti e viaggi continui profuma già  “Dusseldorf” col suo andamento da jingle frenetico, gioioso ma non certo stupido. “Glory Hallelujah” non è da meno con un’ironia molto à  la Ok Go, mentre in “Superglue” e in una divertentissima “Tangerine” aleggia benigno il fantasma dei Franz Ferdinand. Ancora una volta però i Teleman dimostrano di essere una band dalla doppia anima: ottimisti si, ma capaci di piccoli momenti dark.

E di una strana tenerezza, di un’ingenuità  che li rende particolari e diversi dal gruppone di band indie pop che si vedono e si sentono in giro. Se “Breakfast” era stato un gradevolissimo disco d’esordio, “Brilliant Sanity” è una decisa conferma. Un disco che suona fresco e personale pur senza inventare nulla. Se “Breakfast” era l’equivalente del ragazzo carino e un po’ nerd con poche speranze, “Brilliant Sanity” è il dottor Leonard Hofstadter di “The Big Bang Theory”: quello che alla fine conquista la biondina Penny restando fondamentalmente se stesso. Un album pop fluido e cristallino che scivola via senza rimpianti e si ascolta sorridendo, con serenità  e senza volere o cercare nulla di più. Ed è più che abbastanza per andarsene via contenti e soddisfatti. Il disco giusto con cui iniziare la giornata. Fischiettando ogni ritornello senza paura.