Do you remember the time I knew a Girl From Mars?
I don’t know if you knew that.
Oh we’d stay up late playing cards,
Henri Winterman Cigars.
Though she never told me her name,
I still love you, Girl From Mars

Ash ““ Girl From Mars

Ci sono album che invecchiano quasi per caso e il primo degli Ash (secondo se contiamo il mini EP “Trailer”) è di diritto uno di quegli album. Scritto di getto da nordirlandesi di Downpatrick da poco maggiorenni, freschi di diploma e con le cicatrici dell’adolescenza ancora sanguinanti addosso: Mark Hamilton, Rick McMurray e quell’indiavolata faccia d’angelo di Tim Wheeler. Tre ragazzi che avevano appena scoperto le droghe, assaggiato il sesso e stavano per buttarsi nella vita on the road a cento all’ora. E che sono stati capaci di confezionare un disco che ti fregava con quella copertina tetra e che invece una volta aperto, sentito, annusato si rivelava pieno di ritornelli pop frenetici, chitarre al vetriolo distorte ma accattivanti, sorrisi innocenti e scherzi pesanti (vedi “Sick Party”). “1977” come l’anno di nascita di Wheeler e Hamilton, “1977” come l’anno di uscita del primo “Star Wars” (a cui gli Ash da bravi super fan rendono sentito omaggio). “1977” l’anno del punk, del “Kung Fu”, dei Black Sabbath e dei Ramones.

“1977” l’epoca a cui gli Ash avrebbero voluto appartenere se non fossero arrivati troppo tardi, per quello e pure per il grunge. Wheeler nel 1996 ricordava spesso il tempo passato a leggere con invidia le interviste di Kurt Cobain e l’influenza che sugli Ash hanno esercitato alcune band da lui citate (Sonic Youth e Vaselines su tutti) band capaci di scrivere ritornelli pop con l’istinto del rock. Proprio quello il giovane Tim che voleva fare e in “1977” lui e i suoi due compagni di strada ci sono riusciti alla grande. Finendo imbarcati più o meno a forza e loro malgrado sul treno del Britpop, di cui hanno sfruttato il traino per diventare delle piccole star sforna hit a profusione (alzi la mano chi non si ricorda “Oh Yeah”) con tanto di codazzo di ragazzine urlanti che reclamavano la loro dose quotidiana di Tim Wheeler. “1977” in parte finanziato (si mormorava) con soldi rubati e ottenuti in altri modi più o meno leciti, prodotto da un certo Owen Morris in libera uscita dopo aver domato i fratelli Gallagher durante le session di “(What’s The Story) Morning Glory”. Un “1977” che ascoltato oggi suona ancora fresco, spontaneo, energico, trascinante da pogo, persino ambizioso (vedi gli archi di “Gone The Dream”) e perfetto per nostalgici sing along.

Una pillola di adolescenza ben sintetizzata. Non perfetto, i teenager non lo sono mai, però vivo come solo tre ragazzi affamati di vita e di mondo possono essere. E’ strano pensare che la famosa “Girl From Mars” di cui Tim non ha mai saputo il nome ora sarebbe chissà  dove e avrebbe perso molta della sua innocenza come accade a tutti. Quello che resta è la sensazione che “1977” sia uno di quegli ottimi dischi che rappresentano un momento preciso della vita, quando si vorrebbe restare ragazzi ma già  si avverte la malinconia tipica dell’età  adulta senza però prenderla troppo sul serio. Fumando una sigaretta dopo l’altra, camminando sul filo: tasted the danger and went south of/ Heaven tonight / I want to wake up in the morning / Feeling fine” (“I’d give you anything” style). Oppure cercando un improbabile per sempre: “Oh Yeah she was taking me over / Oh Yeah it was the start of the summer / It felt just like it was the start of forever. Negli anni novanta gli Ash erano considerati la perfetta one ““ hit ““ wonder – teen – boy- band. Poi hanno dimostrato di essere molto di più.

Ash ““ 1977
Data di pubblicazione: 6 maggio 1996
Tracce: 12
Lunghezza: 62 min : 23 s
Etichetta: Reprise / Mushroom
Produttori: Ash, Owen Morris

Tracklist:
1. Lose control
2. Goldfinger
3. Girl from Mars
4. I’d give you anything
5. Gone the dream
6. Kung Fu
7. Oh Yeah
8. Let it flow
9. Innocent Smile
10. Angel Interceptor
11. Lost In you
12. Darkside lightside (Sick Party hidden track)