Da quel 2006 che ha visto la svolta acustica dell’inglese Fink su Ninja Tune si sono moltiplicati gli artisti, i cantautori in bilico tra folk, black music ed un’elettronica soffusa e romantica: un paio di anni fa assistevamo anche all’esordio di un progetto italiano, quei da Black Jezus fondati dal siciliano Luca Impellizeri, mentre ora (non proprio ora, essendo uscito l’album sul finire del 2015) arriva il terzo disco del londinese Jono McCleery (uno che con Fink c’è pure andato in tour).
“Pagodes” è un lavoro che non sposta alcunchè nelle traiettorie musicali di Jono, proseguendo coerente nel cammino tra soul e tradizione acustica, tra le nebbia di Albione e il sole dei Caraibi: le differenze rispetto al passato emergono nella struttura dei brani, nella loro intensa semplicità , in una scrittura sempre più sicura ed immediata. Così le dodici tracce dell’album impiegano un nonnulla per instaurarsi nella nostra memoria, familiari sin dal primo ascolto, familiari e rassicuranti.
L’originale via al soul della Ninja Tune, tra trip-hop e slide-guitar, tra jazz ambientale e ricordi giamaicani, ha trovato un nuovo interprete: Jono McCleery continua la propria ascesa con un lavoro solido e toccante.