Sono passati ben sette anni da “There are no goodbyes”, ultimo lavoro di Robyn Propper-Sheppard con la ragione sociale Sophia e per me, come per molti fan della band dell’artista britannico, l’attesa stava diventando spasmodica; arriva per fortuna questo “As we make…” a sfamare la nostra fame di atmosfere malinconiche ed esplosioni elettriche, ed è davvero un bel sentire.

In questi casi il rischio è che un lavoro lungamente atteso venga caricato di aspettative eccessive, che come ben sappiamo spesso vengono ampiamente disattese, aggiungete che dopo lo splendido “People are like seasons” di volta in volta si era intravisto un evidente calo nella qualità  della proposta(“Technology won’t save us” era un disco molto bello ma non all’altezza di “People…”, così come “There are no…” a sua volta non raggiungeva le vette dei lavori precedenti), e i timori che circondavano questo ritorno potevano essere ritenuti ampiamente giustificati.
Per fortuna non abbiamo a che fare con un’artista qualsiasi, l’ex God Machine sa scrivere canzoni come pochi, e lo fa calibrando alla perfezione tristezza e rabbia, poesia e furore e qua e là  riesce anche ad infilare qualche elemento di novità  come la leggerezza pop velata di amara ironia di “California” o le atmosfere psichedeliche di “You say it’s alright”, che sembra essere uscita direttamente da un disco dei Mercury Rev o dei Tame Impala, traccia questa che indica interessanti possibili evoluzioni future per il sound del gruppo.

“As we make…” è un lavoro che se non raggiungerà  nuovi ascoltatori, essendo così teso a cristallizzare una formula ben definita e vincente, non scontenterà  gli ammiratori di vecchia data, che ritroveranno in brani come “Resisting”, “St. Tropez/ The Hustle”, “Don’t ask”, tutti gli elementi che hanno fatto la fortuna dei Sophia e del suo deus ex machina: la speranza adesso è quella di non dover aspettare altri sette anni prima di poter ascoltare un nuovo lavoro.

Photo: Philip Lethen