Nell’enciclopedia mentale di ognuno alla voce “Explosions In The Sky” risponde la definizione di Chitarre, batteria e basso, tutto pulitissimo e precisissimo in un crescendo sonoro ed emozionale. Punto. Dal primo aprile è necessario un aggiornamento: “The Wilderness”, settimo album in poco meno di vent’anni di attività , vede una (almeno parziale) svolta elettronica nello stile della band texana e un cambiamento nella scrittura dei testi. Per quanto non sia questione di essersi snaturati e, quindi, non abbia senso attaccare con la litania del “Ah, ma sono irriconoscibili, non sono più come prima” (e “prima”, in questo genere di discorsi, fa inevitabilmente rima con “meglio”), per quanto il risultato possa o no piacere (de gustibus), ci sono alcune considerazioni che bussano all’orecchio di chi ascolta.
“The Wilderness” arriva a cinque anni di distanza da “Take Care, Take Care, Take Care”, un lungo arco di tempo durante il quale la band ha lavorato a tre colonne sonore. Eredità  che si percepisce chiara in quest’ultimo album, le cui tracce sembrano (o sono?) congeniate come accompagnamento a immagini: le “Scenes from the Wilderness”, condivise online in presentazione dell’album (http://thewilderness.space/), sposano infatti ogni traccia a un fermo immagine di soggetti urbani o naturali, con sola variazione di luce e colore nello svolgersi del brano. Le immagini sono di ottima qualità  e il risultato è interessante, ma non particolarmente entusiasmante da guardare a oltranza.

Se il marchio di fabbrica degli EITS era ““ a ora ““ un lavoro per sottrazione, con “The Wilderness” si procede per accumulo, stratificando il suono su più livelli di strumentazione. Il risultato è ben bilanciato, ma il complesso pecca in immediatezza, sfociando a volte in una certa dose di prevedibilità  (la title track su tutte sembra già  ascoltata dopo soli trenta secondi) e nella tendenza a tirare i brani un po’ troppo per le lunghe. Ci si aspetta l’esplosione da un momento all’altro, ma quando arriva è meno colossale del previsto. Piacevolissima eccezione è “Disintegration Anxiety”, brano imprevedibile in cui fino all’ultimo è complesso stabilire con precisione cosa si stia ascoltando.

Un album da ascoltare per chi “don’t wanna miss a thing” degli EITS ma che, essendosi innamorato delle esplosioni nel cielo quando facevano molto rumore (e molto commuovere) e sentendosi ora un po’ deluso, tornerà  presto ad ascoltare le perle precedenti. (La copertina però è bellissima, vero?)