Paolo è il santo delle Tarante e nella notte di San Pietro e Paolo, Roma riabbraccia nel caldo rovente uno che di pizzica e terra di Sud se ne intende, Vinicio Capossela. La cornice della serata è la Cavea dell’Auditorium, il teatro all’aperto della meravigliosa struttura capitolina, il cui palco è per l’occasione arredato con siepi di spighe di grano, frammenti di luminarie di paese e teschi di animali. è la seconda serata del tour “Polvere”, sessione estiva di una doppia serie di live che in autunno vedrà  Capossela portare nei teatri “Ombra”, la seconda parte di “Canzoni Della Cupa”, ultimo disco uscito per Warner Music a maggio.
L’inizio del concerto è previsto per le 21. Alle 20 il pubblico è quasi tutto seduto. Prendo posto. Il parterre è pieno eccetto sui lati; notevole invece il colpo d’occhio nella cavea superiore. A parte alcune fastidiosissime incursioni pubblicitarie di una famosa stazione radiofonica, l’attesa risulta gradevole. E soprattutto Vinicio non si fa attendere oltre l’orario stabilito.

La serata si intitola “Polvere” ma il concerto non riguarda solo la prima parte del disco. Anzi, molti i pezzi di “Ombra” che verranno eseguiti. Oltre che ovviamente diversi cavalli di battaglia di lavori precedenti. L’attacco è con “La Bestia Nel Grano”: Capossela si impossessa letteralmente del palcoscenico, spighe acuminate come artigli e una maschera da mietitore folle: il pubblico apprezza, l’atmosfera si scalda immediatamente avvolgendosi tra mito e realtà . Sul palco il Nostro è accompagnato dalla nuova band: due alle percussioni, due alle trombe, una chitarra, un contrabbasso e due coristi. Ci si immerge poi subito nell’universo femminile che tanto permea l’album. In sequenza “Femmine”, “La Padrona Mia” (con i trombettisti in versione mariachi a scandire il tempo), “Dagarola Del Carpato”, “L’Acqua Chiara Alla Fontana”, “Zompa La Rondinella” e “Franceschina La Calitrana” (con Vinicio che dà  il meglio di sè con la fisarmonica). è un’atmosfera composita, a metà  tra Messico, echi amazzonici e Louisiana: insomma un tuffo ecumenico ad abbracciare tutti i Sud del mondo, senza distinzione.
Dal tono da sberleffo di “Scorza Di Mulo” si passa a “La Notte Di San Giovanni” e ai capolavori indimenticabili di Matteo Salvatore, che è un po’ il nume tutelare di questo album di Capossela: “Il Lamento Dei Mendicanti” (suonata con un campanaccio lugubre e ipnotico appeso in cima al manico della chitarra), “Lu Furastiero” e “Nachecici”. Tre gemme brillanti, eseguite e interpretate meravigliosamente dal cantautore di origini irpine. Il ritmo di “Nachecici” in particolare è irresistibile, un ragazzo e una ragazza si avvicinano al palco per ballare ma la security riesce a respingere il “pericolosissimo” attentato all’incolumità  della star sul palcoscenico”…

“Lo Sposalizio Di Maloservizio” regala un Capossela tarantolato, con tanto di girotondo ubriacante e finale con salto e tonfo a terra. è il brano che precede l’excursus sui brani di vecchia data, quelli più conosciuti e che ovviamente destano maggiore entusiasmo: una versione dissonante e spettacolare di “Marcia Del Camposanto”, “Al Veglione”, l’irresistibile “Maraja”, “Che Coss’è L’Amor”, “Pena De L’Alma”,” Uomo Vivo (Inno Alla Gioia)”, “Al Colosseo” e, per chiudere in bellezza e con il pubblico ormai riversatosi sotto il palco, l’immancabile “Ballo Di San Vito”. Lo show sembra finito ma il bis è dietro l’angolo, con “Camminante” da Camera A Sud, bellissimo album del 1994, che accende il ricordo del grande Capossella che fu. Poi Vinicio esegue la canzone che chiude l’ultimo album, “Il Treno”, metafora di una Storia che nel suo avvicendarsi continua a depotenziare e deprivare tutti i Sud del mondo. Il finale è con la licantropica “Il Pumminale” (singolo estratto dall’album), “La Golondrina” ““ una canzone messicana che parla di una rondine costretta a volare di continuo e senza pace ““ e la commovente “Ovunque Proteggi”, con dedica finale all’appena scomparso Bud Spencer, pure lui (ma in modo totalmente diverso) uomo di frontiera che, come ha spiegato Capossela, con i western ha offerto una rilettura di alcuni paesaggi in una dimensione epica. Finisce dunque così la serata romano di “Polvere”: quasi tre ore di immersione nella canzone popolare e nel cantautorato italiani, tra realtà  e fantasia, radici e storia, e il solito irriducibile appeal di uno degli artisti più istrionici del panorama artistico nazionale.

Setlist

La Bestia Nel Grano
Femmine
La Padrona Mia
Dagarola Del Carpato
L’Acqua Chiara Alla Fontana
Zompa La Rondinella
Franceschina La Calitrana
Faccia Di Corno
Componidori
Scorza Di Mulo
La Notte Di San Giovanni
Il Lamento Dei Mendicanti
Lu Furastiero
Nachecici
Lo Sposalizio Di Maloservizio
Marcia Del Camposanto
Al Veglione
Maraja
Che Coss’è L’Amor
Pena De L’Alma
Uomo Vivo (Inno Alla Gioia)
Al Colosseo
Il Ballo Di San Vito
Camminante
Il Treno
La Golondrina
Il Pumminale
Ovunque Proteggi

Photo: Sven Mandel / CC BY-SA