Nonostante i natali siano rigorosamente americani, Arto Lindsay scopre il Brasile durante gli anni della sua adolescenza, quando i genitori (missionari presbiteriani) si trasferiscono nello stato di Sócrates e Caetano Veloso, e ne rimane profondamente affascinato: dopo gli esordi no-wave, il tropicalismo, che tanto lo aveva colpito, torna regolarmente nella sua musica, soprattutto nelle opere soliste. Questa curiosità , questa affinità  continua tuttora, come dimostra il terzo album di Thiago Nassif, cantautore originario di San Paolo, distribuito anche gratuitamente sul web: di “Tràªs” infatti Lindsay è produttore, oltre ad impegnarsi saltuariamente anche alla chitarra.
Proprio la sei corde è tra i protagonisti principali di un disco ispido ed ispirato: Thiago Nassif può vantare una buona personalità  (sfuggendo così al semplice omaggio al mentore Lindsay) e una altrettanto valida vocalità , surfando tra elettronica rumorista e un punk-blues primigenio, quasi a collegare quelle che sono state le fasi della carriera di Arto, dagli inizi irruenti con i DNA alle opere più meditabonde, sensuali, etniche e sintetiche degli anni novanta.
In un mondo senza più barriere, la musica di Thiago Nassif può giungere fino a noi senza perdere nulla della sua autenticità  e della sua carica comunicativa.