Heaven non è esattamente la traduzione che daremmo di paradiso. Non per quanto visto e vissuto Venerdì 16 Settembre, per lo meno. Perdonerete lo sciocco gioco di parole ma dovesse, quello,   essere il paradiso, andrebbe allora descritto come distesa di capelli bagnati da un mare di sudore, occhi sbarrati e facce stravolte. E’ questo il pensiero che si innesta nella mia mente, mentre Sundara Karma sono ancora sul palco e la folla sotto al palco si muove come scossa da ondate che arrivano da tutte le direzioni. Lo chiamano mosh pit, è solo un modo per definire un pogo senza limiti e senza troppe regole. Centinaia di persone vi sono risucchiate all’interno, mentre “Loveblood” scandisce gli ultimi istante di una serata intensa, in cui il debito di ossigeno sembra essere la condizione più diffusa.

Riavvolgiamo il nastro, allora, mettiamo ordine e ricominciamo dall’inizio.

Heaven è una delle venue storiche per la musica live londinese. Club dedicato al pubblico LGBTQ nei weekend, durante i giorni feriali è la “casa” di gruppi indie e – a volte – qualche artista di maggiore fama. La serata è tutta dedicata a Sundara Karma, all’inizio del loro primo tour da headliner, con il supporto di The Night Cafè e INHEAVEN. I primi suonano una mezz’oretta di indie alla The Kooks e sembrano un po’  intimoriti  dalla folla che nel frattempo si accalca davanti al palco. I secondi, invece, li aspettavo con una certa curiosità  e confermano le aspettative.

The Night Cafè

INHEAVEN sono un quartetto britannico dall’abito vagamente retrò. Suonano un indie di chiara ispirazione anni ’80, che richiama alle mie orecchie non solo i miei adorati The Jesus And Mary Chain, ma anche gente tipo Echo & The Bunnymen (ve li ricordate?). Virtuosi alle chitarre e con una bassista dai lunghi (e un po’ catchy) capelli biondi, sono finiti sotto il radar di Julian Casablancas, che li ha voluti nel roster della sua Cult Records per rilasciare il singolo “Regeneration” negli Stati Uniti. Attorno a un suono peculiare e di grande impatto emotivo, costruiscono un set che potrebbe tranquillamente reggersi in piedi da solo. Mi piacciono, molto, e mi fanno pensare al fatto che ora non rimane che attendere il disco d’esordio, in uscita nei prossimi mesi, riascoltando i diversi singoli seminati qua e là : “Bitter Town”, “Drift”, “All There Is”, tra tutti.

INHEAVEN_Heaven_16092016

INHEAVEN

Le canoniche 21.00 giungono puntuali e con i due amici al seguito – un po’ annebbiati dal caldo del locale ormai zeppo e dal paio di birre già  fatte scivolare via – mi sposto più vicino al palco. Errore, a ripensarci, perchè se l’idea di una serata tranquilla si trasforma ben presto in una sessione di kite-surf, dove non le onde sono più umane che mai e mi lasciano almeno inizialmente interdetto. Avevo visto Sundara Karma aprire una data dei Nothing But Thieves a Marzo e mi avevano lasciato di stucco. Suonano 12 pezzi uno in fila all’altro e confermano quanto di buono si dice di loro. Vanno da “Indigo Puff” alla pluridecorata “A Young Understanding”, con qualche altro inedito. Fanno vibrare le loro chitarre e spaccano in due la sala dell’Heaven, suonano un indie rock che profuma di nuovo e scuotono tutti con una splendida cover di “Never Too Much” di Luther Vandross. E’ la scossa definitiva, che accende il pubblico prima della varie “Flame”, “She Said”, “Deep Relief” e “Vivienne”. L’encore è caos più totale, perchè vedo volare bicchieri e qualche t-shirt. Quindi, ecco accendersi le luci e il ritorno alla realtà .

Segnatevi il loro   nome, perchè questi ragazzi faranno il botto e su questo – al netto della più che ovvia appetibilità  al mercato – vorrei poter mettere la firma già  da adesso. Cosa intendo? Sono ben assemblati e sembrano rispondere appieno alle regole del mercato, ma hanno qualcosa in più. Sarà  quell’aria scanzonata che li fa sembrare i protagonisti  di un romanzo di Salinger, sarà  che la personalità   vagamente androgina di Oscar – voce e chitarre – riempie il palco da sola, questi ragazzi  hanno carattere e grinta da vendere. Non c’è soltanto carisma: ci sanno fare anche quando si tratta di suonare e, credetemi, non è da tutti.

Setlist: Indigo Puff, A Young Understanding, Run Away, Olympia, Freshbloom, Never Too Much (Luther Vandross cover), She Said, Flame, Deep Relief, Vivienne. Encore: The Night, Loveblood.