“Future Politics” terzo lavoro degli Austra, progetto della canadese Katie Stelmanis insieme a Maya Postepski Ryan Wonsiak e Dorian Wolf, è uno di quegli album che incuriosiscono fin dalla copertina. Se capitasse sotto mano in un negozio di dischi in formato vinile andrebbe comprato sulla fiducia, solo per sentire cosa c’è dietro quella enigmatica signora in rosso col cappello che tiene le redini del cavallo nella foto di Renata Raksha scattata a Città  Del Messico. Giusto per vedere l’effetto che fa. Ed è un bell’effetto, perchè ormai da anni Katie Stelmanis è riuscita a creare un suono in bilico tra il synth pop, l’elettronica più creativa e di recente la dance. Un filo sottile quello su cui camminano gli Austra ma molto solido. Il loro non è uno di quei dancefloor sfrenati e assassini coi decibel al massimo.

No, qui siamo già  all’after party, al momento chill out quando si calmano gli animi e l’adrenalina scende prima del ritorno a casa. Katie Stelmanis non inventa nulla ma dà  il proprio contributo a un genere che spesso fatica a trovare alternative, soluzioni diverse dal solito. Sospesa giusto a metà  tra i ritmi effervescenti degli LCD Soundsystem, l’urgenza dei Ladytron (“I’m A Monster”, “Beyond A Mortal”) e momenti più riflessivi, sintetici e pop (“Utopia” con un video molto à  la “The OA” girato da Noel Paul e Stefan Moore in arte That Go e “Gaia”) con un pizzico della carica emotiva di Bat For Lashes nei suoi momenti migliori (“I Love You More Than You Love Yourself”). “Doctor what’s the cure for apathy?” canta Katie in “We Were Alive” e il futuro che crea beat dopo beat, lacrima dopo lacrima suona incredibilmente familiare.

“Future Politics” fa muovere il sedere e pensare come il bicchiere della staffa prima di andare a dormire. Freddo e distaccato solo in apparenza, somiglia un po’ al rigidissimo inverno canadese, all’insegna di neve e ghiaccio che però fanno riscoprire chissà  perchè il calore umano (oltre al cioccolato fondente e all’ice cider). Un viaggio fatto senza bisogno di prendere aerei, di chiedere passaporti e di pensare al peso del bagaglio a mano. Uno di quei viaggi in cui, spesso, si fanno gli incontri migliori. Gli Austra insomma continuano a convincere dopo i buoni risultati già  raggiunti con “Feel It Break” e “Olympia”. Sfornando il disco perfetto da ascoltare in questo gelido gennaio.